• 23 Novembre 2024 05:32

Seareporter.it

Quotidiano specializzato in politica dei trasporti marittimi

Dopo aver vinto la prima Leg, Translated 9 salpa verso l’oceano Indiano alla volta di Auckland

Città del Capo – Alle 12:00 UTC di domenica 5 novembre Translated 9 ha attraversato per prima la linea di partenza della seconda tappa dell’Ocean Globe Race, per raggiungere Auckland affrontando le difficili condizioni metereologiche dell’Oceano Indiano meridionale. Partiti da Southampton il 10 settembre, con un equipaggio composto per il 70% da non professionisti, Translated 9, unica barca italiana in questa straordinaria regata, sta facendo il giro del mondo su un percorso lungo 27.000 miglia in cui impiegherà circa 7 mesi, con un limitato uso della tecnologia moderna a bordo.

Translated 9 è lo Swan 65 di Translated, provider di servizi traduzione basato sulla simbiosi della migliore intelligenza artificiale a servizio della creatività umana. Translated 9 non è solo una meravigliosa barca a vela, ma il simbolo che i valori umani non saranno mai superati dall’innovazione tecnologica e che anzi saranno proprio questi valori a guidarne l’evoluzione.

In un momento in cui l’attenzione del mondo è concentrata sull’intelligenza artificiale (IA), il progetto Translated 9 è di ispirazione per molti.

Marco Trombetti, CEO e Co-Fondatore di Translated e Co-skipper di Translated 9, ha commentato: “Anche se abbiamo finito la prima tappa con due giorni di vantaggio sul secondo, siamo ancora visti come sfavoriti. È un po’ scoraggiante quando la gente pensa che sia solo fortuna, o quando i giornalisti ignorano i nostri sforzi. Le prossime due tappe saranno brutali: i mari più duri del pianeta. Pensiamo che siano un’incredibile opportunità per mostrare a tutti di cosa sono fatte davvero le persone come noi.”

Dopo la vittoria assoluta nella prima tappa, Translated 9 affronta una delle leg più difficili dell’intera regata. Onde impetuose in acque gelide, venti fortissimi e tempeste frequenti sono ciò che l’equipaggio dovrà affrontare nell’Oceano Indiano. E tutto questo senza alcuna tecnologia moderna a bordo. In occasione del 50° anniversario della prima Whitbread Round the World Race, l’OGR ha voluto ricreare il percorso e le condizioni di navigazione di cinquant’anni fa, vietando l’uso di GPS, dati meteorologici se non trasmessi via radio, pilota automatico e sistemi di comunicazione satellitare (eccetto quando la sicurezza lo richiede).

“Siamo pronti per partire – afferma Vittorio Malingri, Co-skipper di Translated 9 – o quasi, perché non si riesce mai fare tutto fino in fondo, però abbiamo sistemato la barca, cambiato l’albero e siamo molto soddisfatti. Questo ci darà molta più serenità e ci permetterà di darci dentro forte. I ragazzi della crew sono stati dei grandi, anche durante la tappa e alla fine di questo giro del mondo saranno dei PRO e lo stanno diventando, non solo sulle manovre, ma anche sui lavori a bordo, su tutta la vita che si svolge intorno all’imbarcazione. Siamo tutti molto carichi perché vogliamo fare bene e meglio di quanto abbiamo fatto fino adesso. Ci sarà dal secondo terzo giorno del bel vento che arriva dai mari del sud, saremo già in una “lavatrice”. La nostra intenzione è di tenere un ritmo molto alto per fare impazzire gli altri e cercare di fare più miglia possibile sempre con priorità la sicurezza prima delle persone e poi della barca”.

I dieci dell’equipaggio internazionale di Translated 9 che gareggeranno in questa leg sono: Vittorio Malingri (ITA), Nico Malingri (ITA), Simon Curwen (UK), Baptiste Gillot Devillers (FRA), Niccolò Banfi (ITA), Maretta Bigatti (ITA), Ezgim Mistikoglu (TUR), Paul Marshall (USA), Derin Deniz Binaroglu (TUR) e Marco Borgia (ITA).

Stando alle stime, Translated 9 dovrebbe riuscire a coprire le circa 7.250 miglia nautiche che separano Cape Town da Auckland secondo la rotta tracciata dalla OGR, attraversando le acque gelide dell’Oceano Indiano vicino al continente antartico, in circa 5 settimane.