• 23 Novembre 2024 09:00

Seareporter.it

Quotidiano specializzato in politica dei trasporti marittimi

Elezioni. E alla fine arriva Mister Mare

Le proposte del PD sul futuro della portualità

Poi, dopo il tour di Monti a Genova, Civitavecchia e Salerno, è arrivato il turno del PD. La portualità, almeno per un giorno, ricompare sul palcoscenico ingombro delle promesse elettorali. Con le solite cifre sull’importanza del settore nella composizione del Pil (2,6%), il numero di occupati (oltre 200mila lavoratori diretti), l’elencazione dei gap infrastrutturali e burocratici da superare (ultimo miglio, dragaggi, multimodalità, uno sportello unico che, nonostante la previsione di legge, è lontano dalla realtà). “La Forza del Mare”, convegno organizzato dal partito di Bersani sulle politiche future da dedicare all’economia marittima, non ha riservato grosse sorprese.

Rilancio di un Piano Strategico Nazionale della portualità, “che sostenga qualificati interventi mirati, coerenti con un progetto unitario e guidati da rigorosi criteri: valore strategico nazionale, sostenibilità economica e redditività, rapporto costi/benefici”; la presa d’atto che “provvedimenti demagogici come quello della Tassa di Stazionamento/possesso delle imbarcazioni hanno avuto un effetto nettamente controproducente”; “investimenti su innovazione, ricerca e ammodernamento delle flotte” (tra l’altro, già con un’età media bassa a livello mondiale); un timido accenno al ridimensionamento del numero di Autorità portuali, in favore di un maggior coordinamento che “eviti il Far West fra i porti”. Tutte proposte che da anni circolano nelle ricche messi di discussioni pubbliche e studi accademici che animano il settore (lasciando a bocca asciutta le speranze, sempre deluse, degli operatori).

Più interessante, semmai, l’idea di rimuovere il  tetto di 70 milioni per sostenere i piani di sviluppo dei singoli porti e “aumentare gradualmente la percentuale fino al tetto del 3% per investimenti programmati”. O quella di “un vice ministro o un sottosegretario con delega o un dipartimento ad hoc destinato a tempo pieno alle politiche marittime”.

Ribattezzato fin da subito “Mister Mare”, nel mentre si sceglierà di non scegliere a quali porti concedere (o meno) gli scarsi finanziamenti a disposizione (perché di questo si dovrebbe trattare nel prossimo futuro), si saprà almeno chi invitare all’ennesimo convegno sullo sviluppo della portualità.

I commenti sono chiusi.