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Eurostat, il crollo della portualità italiana

DiGiovanni Grande

Mar 19, 2014

Un 2012 da incubo per la penisola. Timidissimi segnali di ripresa nel 2013

Si polarizza l’attività portuale europea. I dati Eurostat sul secondo trimestre 2013 (ultimi disponibili) smentiscono le previsioni e indicano una generale risalita dei traffici (895,5 milioni di tonnellate, +3,3%) rispetto al trimestre precedente. Un segnale positivo che non basta a colmare il gap con lo stesso periodo del 2012 (-2,3%) e vede più della metà dei Paesi monitorati (16 su 26) perdere tonnellaggio. Ad accaparrarsi la “crescita stagionale” – +8% nel traffico container; +9,8% Ro-ro; +2,8% dry bulk – i soliti noti (Rotterdam, Anversa, Amburgo e Algeciras) con Olanda, Regno Unito, Spagna e, a sorpresa, Italia a guidare il gruppo con movimentazioni complessive superiori a 100 milioni di tonnellate. In attesa dei riscontri sul terzo trimestre (le previsioni, ad ogni modo, confermano un -2,3% rispetto all’anno precedente) Eurostat ha pubblicato i dati 2012 sul traffico marittimo nell’Ue che confermano l’andamento altalenante degli ultimi anni. “Dopo una crescita costante tra il 2002 e il 2007, il peso totale delle merci movimentate è rimasto quasi stabile a 3,9 miliardi di tonnellate nel 2008”, spiega l’ufficio statistico europeo. Poi, in coincidenza con l’inizio della crisi finanziaria,  “è sceso del 12 % a 3,5 miliardi di tonnellate nel 2009”. “Dal 2010, il peso delle merci movimentate è nuovamente aumentato, fino a raggiungere 3,8 miliardi di tonnellate nel 2011, per poi diminuire leggermente dell’1 % a 3,7 miliardi di tonnellate nel 2012”. Dinamiche non differenti nel settore passeggeri. Dopo un periodo (2002-2008) di stabilità, intaccato solo dal crollo del 2005, i passeggeri sono costantemente calati da 439 milioni ai 398 (-3% nel 2012). Le maggiori perdite assolute in termini di tonnellaggio merci sono state registrate da Italia (477 milioni di tonnellate, -5%), Francia (330 milioni di t, -6%) e Regno Unito (501 milioni, -4%). I porti italiani, in particolare, superano i 469 milioni di tonnellate movimentate nel 2009, anno peggiore della crisi, ma non vanno al di là dei livelli registrati nel lontano 2003. Non va meglio nel settore passeggeri dove Italia e Grecia perdono, rispettivamente, il 6,3% e il 7,3%. L’Olanda si è confermata la principale nazione per volume di trasporto merci per via marittima con un totale di 543,2 milioni di tonnellate (+2,0% sul 2011), mentre Rotterdam, Anversa e Amburgo – nonostante una contrazione del traffico movimentato – hanno mantenuto il loro ruolo di tre maggiori porti  avendo totalizzato rispettivamente 395,6 milioni di tonnellate (-0,2%), 164,5 milioni di tonnellate (-2,4%) e 113,5 milioni di tonnellate (-0,7%). Messina e Napoli rientrano tra i primi dieci porti europei per traffico passeggeri occupando rispettivamente l’ottava e la nona posizione. Per ciò che attiene alle diverse tipologie di traffico, nel 2012 le rinfuse liquide ha rappresentato il 39% del volume totale di merci movimentato nei porti dell’Ue seguite dalle rinfuse solide (23%), dalle merci containerizzate (20%) e dai rotabili (12%).