Roma – Il 23 ottobre, a Roma presso la sede di Confitarma, si è tenuto il workshop “Empowering Women in the Blue Economy – Intelligence gathering and capacity boosting”, organizzato nell’ambito del Festival della Diplomazia in collaborazione con la Federazione del Mare, con l’obiettivo di esplorare il ruolo delle donne nell’evoluzione e nello sviluppo dell’economia blu, considerando le nuove sfide di crescita sorte a seguito della pandemia da Covid e dell’impatto dei cambiamenti climatici sul settore marittimo.
Laurence Martin, Segretario Generale della Federazione del Mare, che ha moderato l’incontro, nel suo intervento introduttivo ha ricordato che l’idea di questo workshop si basa sul bando “Donne nell’economia blu” che la Commissione Europea ha lanciato il 17 maggio 2022 e, più in generale, su Next Generation EU che prevede l’adozione dell’approccio di mainstreaming di genere nel settore. Inoltre, il dialogo tra le parti interessate di sicuro può favorire lo scambio di esperienze e conoscenze, fornendo un’istantanea dell’economia blu dal punto di vista delle donne e delle sfide che devono affrontare nei settori dell’’economia del mare. Tale workshop si focalizza sui due progetti gemelli, WIN BIG e WIN BLU, cofinanziati dall’Unione europea, e sullo stato dell’arte nei settori del trasporto marittimo, della cantieristica, dei porti e della pesca in Italia con la partecipazione del Comando generale del Corpo delle Capitanerie di porto-Guardia Costiera e di WISTA Italy.
Helena Vieira, ricercatrice presso l’Università di Aveiro, coordinatore del progetto europeo WIN-BIG Women in blue economy. Intelligence gathering and capacity boosting, ha illustrato tale progetto, finanziato dal Fondo Europeo per gli Affari Marittimi e la Pesca (FEAMP), con 14 partner provenienti da 9 Paesi che rappresentano tutti i 6 bacini marini dell’UE ed ha l’obiettivo di mappare l’attuale situazione di genere e le lacune in termini di competenze e capacità che ancora persistono nell’economia blu europea. Utilizzando le informazioni raccolte, WINBIG fornirà aboratori di formazione avanzata e specifica per le donne, rispondenti alle esigenze dei 6 bacini dell’Ue. Inoltre, per favorire lo scambio di esperienze e la creazione di reti per le donne e le istituzioni che desiderano impegnarsi in un’economia blu più equilibrata, sulla base dei gap di competenze femminili identificati, verranno progettati 3 modelli di evento per i 3 bacini pilota (Mediterraneo, Atlantico e Baltico). Lidia Rossi, Project Manager, ha integrato l’illustrazione di WIN-BIG, ricordando che all’interno del progetto, Federazione del Mare è leader del Work Package 3 “Linking and Networking”, volto a definire una strategia di coinvolgimento degli stakeholder di settore per promuovere opportunità di carriera e ruolo di leadership delle donne nell’economia blu e in particolare nel Bacino Mediterraneo.
Rebecca Pogni, docente presso l’Università di Siena, ha illustrato il progetto WIN BLUE (Empowering Women and Mainstreaming Gender Equality in the Blue Economy), di cui è task leader, con il quale si intende accelerare l’empowerment delle donne nell’economia blu facilitando la loro partecipazione in cinque settori: bioeconomia blu circolare e biotecnologie, acquacoltura e pesca, energia rinnovabile offshore, turismo costiero sostenibile, tecnologie abilitanti all’avanguardia per la protezione e il ripristino degli ecosistemi marini. Il progetto avvierà cinque laboratori WIN-BLUE per coinvolgere gli stakeholder nella: co-progettazione e implementazione di modelli di piani per l’uguaglianza di genere; progettazione e validazione di programmi di upskilling e coaching per le donne; implementazione di una strategia di raccolta e monitoraggio dei dati per analizzare e monitorare l’evoluzione dell’inclusione di genere nell’economia blu; identificazione e valutazione di buone pratiche altamente replicabili.
Annamaria La Civita, Direttore Generale di Assonave, nel manifestare apprezzamento per i progetti europei volti ad incentivare il ruolo delle donne nell’economica blu, ha evidenziato come negli ultimi anni l’industria navalmeccanica sia stata testimone di numerose trasformazioni in tema di diversity e inclusione delle donne che possono creare valore aggiunto e contribuire positivamente alle sfide che il settore marittimo si troverà ad affrontare in futuro. Il percorso è ancora lungo: emerge la necessità di aumentare la partecipazione e l’empowerment femminile attraverso un più ampio accesso a percorsi di studio e carriere professionali in campo tecnologico e digitale, favorendo il networking e la condivisione di best practices e, al contempo, promuovendo l’implementazione di politiche per la conciliazione tra lavoro e vita privata.
Francesca Biondo, Direttore Generale di Federpesca, ha ricordato che le donne nel settore della pesca hanno sempre svolto ruoli attivi e fondamentali, dando un contributo significativo all’intero settore. Nelle imprese di pesca a conduzione familiare, le donne svolgono spesso mansioni a terra, come il marketing, l’amministrazione, la cura dei rapporti con i cantieri navali, le cooperative di servizi e le capitanerie. Un lavoro faticoso, che si aggiunge alle attività che svolgono nel resto della giornata come madri, mogli, sorelle, spesso svolgendo anche altri lavori. Tuttavia, il loro ruolo in Italia non è legalmente riconosciuto, in quanto le loro attività nell’impresa familiare di pesca rientrano nelle responsabilità domestiche e, quindi, non hanno uno status giuridico specifico. Questo “status di invisibilità” spiega anche perché in Italia non abbiamo molti dati sull’occupazione femminile nel settore della pesca. Federpesca lavora da anni per chiedere al nostro governo di fornire a livello nazionale un quadro giuridico che riconosca il contributo informale delle donne alle imprese di pesca e acquacoltura.
Tiziana Murgia, ha ricordato che Assoporti, di cui è Capo della Comunicazione e dell’Ambiente, ha lavorato molto sui rapporti tra porti e città e sulla necessità che i porti italiani abbiano una propria “licenza di operare” nei territori in cui si trovano. Il gender gap rientra in questa attività di dialogo e sostenibilità sociale che significa inclusione e cooperazione. Assoporti, insieme alle autorità portuali, ha sottoscritto un Patto per il miglioramento dell’ambiente e del luogo di lavoro delle donne e, recentemente, una dichiarazione che prende spunto dal progetto europeo “no
women, no panel”. In un Paese in cui le statistiche sulla presenza delle donne nei luoghi di lavoro (soprattutto nel settore marittimo e portuale) sono inferiori a quelle della maggior parte dei Paesi occidentali, questi due passi sono molto importanti. “Dobbiamo fare ancora molto, ma insieme speriamo di cambiare il paradigma e di ridurre il divario di genere”.
Secondo Ondrilla Fernandes, Social Affairs Dept dell’International Chamber of Shipping (ICS), nel settore marittimo la diversità va oltre le nazionalità e le etnie e comprende le competenze, i talenti e le prospettive di marittimi, ingegneri, gestori dei porti, riconoscendo le esperienze uniche di ciascuno. Ma la diversità da sola non è sufficiente è necessaria l’inclusione, cioè la garanzia che tutti si sentano accolti, valorizzati e responsabilizzati. È fondamentale quindi creare un settore inclusivo in cui genere, razza, etnia e altri fattori permettano la crescita e il successo, promuovendo una cultura del lavoro in cui ogni voce sia ascoltata e tutti abbiano accesso a pari opportunità e risorse. In proposito, ICS ha pubblicato il volume Diversity and Inclusion Toolkit for Shipping, con il quale ha inteso dare indicazioni per creare consapevolezza e ispirare cambiamenti nelle strategie, nelle politiche e nelle pratiche per aiutare le organizzazioni e le imprese marittime a promuovere la diversità sul posto di lavoro.
Il CF (CP) Barbara Magro, del Comando Generale del Corpo delle Capitanerie di Porto- Guardia Costiera/ VII Reparto- Informatica sistemi di monitoraggio del traffico e comunicazioni, dopo aver premesso che la sua esperienza personale testimonia il ruolo pionieristico delle donne nella Guardia Costiera, ha parlato dell’implementazione dell’European Maritime Single Window Environment: Con una rapida panoramica ha spiegato che EMSWe è un sistema di interfaccia unica marittima europea che mira ad agevolare i trasporti marittimi ed a ridurre gli oneri amministrativi a carico delle compagnie di navigazione, armonizzando e semplificando le modalità di espletamento delle formalità amministrative per le navi che scalano porti dell’Unione. Il ruolo della Guardia Costiera italiana nell’implementazione e nella gestione di questa piattaforma è di grande importanza e contribuisce a notevoli vantaggi per l’intero cluster marittimo derivanti dalla digitalizzazione delle formalità delle navi.
Caterina Cerrini, Membro del Consiglio di WISTA ITALY, ha ricordato che la missione di WISTA – Women’s International Shipping & Trading Association è quella di attrarre e sostenere le donne nel settore marittimo, commerciale e logistico, cercando di diminuire il gap di leadership femminile e facilitando lo sviluppo professionale delle donne attraverso la collaborazione con tutte le istituzioni del cluster. In particolare, l’agenda di WISTA ITALY prevede formazione, condivisione di esperienze, visite tecniche, best practice internazionali, interventi a conferenze e workshop, networking e un forte impegno con tutte le parti interessate per raggiungere l’obiettivo IMO del riconoscimento del ruolo delle donne nel settore marittimo.