Un recente provvedimento cautelare del Tribunale di Roma conferma la necessità di rinegoziare i canoni di locazione per i locali adibiti a pubblico esercizio in considerazione dello sconvolgimento del contesto dovuto alla pandemia.
Roma, 08 settembre 2020 – Come più volte sottolineato dalla Federazione in tutte le sedi istituzionali, l’enorme crisi che ha colpito l’economia del nostro paese, e in particolare il settore dei pubblici esercizi, ha reso insostenibili le spese a cui gli imprenditori devono far fronte per tenere in vita le proprie attività. Tra queste, una delle principali, è certamente quella che riguarda gli affitti.
“Il contesto sociale ed economico è cambiato in maniera drastica a causa della pandemia e non si può non tenere in considerazione questo aspetto. La nostra Federazione denuncia ormai da mesi la necessità di ridefinire gli accordi sui canoni di locazione affinché possano essere sostenibili tenendo in considerazione il calo dei fatturati, in media di circa il 40%, con cui devono fare i conti i nostri imprenditori”. Dichiara Roberto Calugi (nella foto), Direttore Generale di Fipe-Confcommercio, Federazione Italiana Pubblici Esercizi.
“I fatti dicono che le misure adottate dal Governo su questo tema, il credito d’imposta a copertura parziale dei canoni di locazione, non si sono rivelate sufficienti. – continua Calugi – Ridefinire i contratti dovrebbe essere il frutto di uno spontaneo accordo tra locatore e locatario ma, purtroppo, spesso non è così. Tuttavia, è di pochi giorni fa la notizia che il Tribunale di Roma, in un provvedimento cautelare, ha stabilito che la richiesta di un ristoratore romano di vedere abbassato l’affitto per il proprio locale è del tutto legittima, proprio in virtù dell’evidente stravolgimento del contesto economico. Nello specifico, il Giudice ha ritenuto di imporre, in aggiunta al credito di imposta al 60%, una riduzione temporanea del canone pari al 40% per i mesi di aprile e maggio 2020, e al 20% per i mesi da giugno 2020 a marzo 2021. Tale provvedimento è in linea con quanto già statuito nei mesi scorsi dal Tribunale di Venezia e anche per questo ci sembra un segnale importante che lascia ben sperare e conferma la fondatezza delle istanze avanzate dalla Federazione, che auspichiamo possano essere recepite dal legislatore come sta facendo la più attenta giurisprudenza”.