• 22 Novembre 2024 04:33

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Fronte dei porti, in arrivo un autunno caldo?

Proteste in Portogallo, dubbi in Spagna, ITF e ETF sul piede di guerra

 

La protesta in Portogallo contro le nuove misure sul lavoro portuale potrebbe presto estendersi alle banchine di tutti i porti europei. Il recente piano di riorganizzazione del governo lusitano, a seguito del paracadute da 78 miliardi di euro garantiti dal Meccanismo Europeo di Stabilizzazione Finanziaria, prevede una riduzione dei costi fino al 30% attraverso una serie di misure di liberalizzazione. Un’anticipazione, secondo ETF e ITF – le federazioni internazionali dei sindacati di settore – di quello che la Commissione avrebbe in serbo con il prossimo pacchetto di misure annunciato dal commissario ai Trasporti dell’Ue, Siim Kallas.

Tra le norme più contestate, i contratti di nuova generazione in materia di concessioni ai privati, la riduzione imposta dallo stato delle tariffe portuali e, soprattutto, la possibilità di fare ricorso al lavoro a tempo determinato. Scelte che potrebbero incidere, per effetto domino, sulla governance dei porti spagnoli (direttamente in concorrenza per il predominio dei traffici iberici)  e giudicate dai sindacati un attacco “ai diritti” e ai “livelli di salute e sicurezza” dei lavoratori.

Riuniti a Casablanca (25-26 settembre), in concomitanza della chiusura della consultazione pubblica voluta dalla Commissione sul futuro assetto dei porti continentali, i rappresentanti dei lavoratori, giunti da 51, Paesi hanno così lanciato il guanto di sfida contro la “precarizzazione” delle banchine.

“Una legislazione simile fu presentata già nel 2003 e 2006 (i due pacchetti De Palacio, ndr) ma fu sconfitta dalla solidarietà dei portuali di tutto il mondo. Oggi si ripropone lo stesso schema su base nazionale ma con gli stessi effetti ad ampio spettro sul lavoro portuale”.

A parlare, Terje Samuelson, segretario dell’ETF che considera la vicenda portoghese “un laboratorio per la futura politica portuale europea”. “Le misure presentate dal governo lusitano – denuncia – corrispondono perfettamente alle proposte anticipate dalla Commissione. Abbiamo già vinto due volte, continueremo ad opporci”.

A riprova di un clima che potrebbe presto surriscaldarsi, la contestazione partita ieri da Bruxelles nei confronti della legge sulla portualità varata dalla Spagna nel 2011. Sotto osservazione, le norme sulla Sagep (la società anonima di gestione dei lavoratori portuali), sui pool di manodopera (il nostro art.17). Il sistema, nello specifico, prevede – tranne casi specifici –  l’autorizzazione ad “affittare” lavoro ai terminalisti solo se le agenzie private comprano parte del capitale della Sagep. Un meccanismo che, secondo la Commissione, attraverso “l’obbligo di partecipazione finanziaria” violerebbe i trattati europei.

Pur condividendo l’obiettivo della legge – maggiore sicurezza sul lavoro – la comunicazione di Bruxelles suggerisce sul tema “politiche e strategie mirate a garantire la formazione dei portuali e a migliorare le loro competenze” oltre a ribadire la contrarietà a strumenti che “forzino” la libertà delle imprese. “Allo stesso modo – ribadisce la nota – misure in favore della mobilità dei lavoratori fra i porti di uno stesso paese o al di là delle frontiere, come norme sulla flessibilità del lavoro, possono avere un impatto positivo sul lavoro nei porti”.

Giovanni Grande