Riceviamo e pubblichiamo la lettera che Giuseppe Guacci ex Presidente dell’Autorità Portuale di Taranto e Gioia Tauro , ha inviato al ministro delle Infrastrutture e dei Trasporti, Danilo Toninelli.
Spett.le Signor Ministro delle Infrastrutture e dei Trasporti,
la presente per illustrarLe le difficoltà reali che da lungo tempo caratterizzano in negativo il porto commerciale di Taranto, completamente inutilizzato da anni, pur essendo una tra le maggiori infrastrutture del sud Italia in grado di produrre sviluppo nel nostro territorio assillato da una profonda crisi ambientale, industriale, economica e occupazionale a dir poco complessa.
Il governo nel 2012 ri-stanziava oltre 180 milioni di euro con l’obiettivo di accelerare la realizzazione degli interventi urgenti richiesti dal concessionario del Molo Polisettoriale TCT (Evergreen, Hutchison) per operare sulle navi di ultima generazione; nel 2015 a distanza di due anni, visti i gravi ritardi nell’attuazione delle opere, il concessionario decise di mettere in liquidazione la società e trasferire le proprie attività di transhipment nel porto del Pireo, acquisito dai cinesi della Cosco, ponendo gli oltre 530 dipendenti diretti in CIG.
Ancora oggi di quelle opere, a distanza di oltre sei anni, tutte finanziate e ampiamente propagandate, ne è stata terminata una sola, la riqualificazione di1200 metri lineari di banchina, mentre la cassa di colmata per il contenimento dei materiali da dragare, sulla quale dal punto di vista di scelta strategica progettuale ci sarebbe molto da dire, è ancora in corso di realizzazione e blocca di fatto e da tempo il compimento dei dragaggi dei fondali e la realizzazione della nuova diga foranea.
Sicuramente l’avvio dei cantieri è stato rallentato dai numerosi ricorsi e iter endoprocedurali, ma questi sono solo la dimostrazione della non capacità gestionale dei processi tecnici-amministrativi relativi alle gare pubbliche e non una giustificazione ai ritardi nella esecuzione delle opere.
D’altra parte, per il superamento di tali problematiche, il 17 febbraio 2012, il presidente dell’autorità portuale fu nominato dal Presidente del Consiglio anche ” Commissario Straordinario per la velocizzazione delle procedure relative agli interventi funzionali del porto di Taranto, considerato che la rapida esecuzione delle opere è necessaria a rendere l’infrastruttura portuale rispondente agli standard competitivi dell’area mediterranea“.
Dichiarare che le attività operative sul molo polisettoriale riprenderanno nella primavera del 2018 è solo una ennesima favola: già nel “documento descrittivo” del bando di gara pubblico, emesso il 16 febbraio 2016, per ” l’assentimento di una o più concessioni afferenti il compendio denominato Molo Polisettoriale mediante la procedura di dialogo competitivo ” si dichiarava che i lavori, banchina, dragaggi, diga foranea, vasca di colmata,” in parte erano iniziati, in parte inizieranno nel 2016 e termineranno a metà del 2017″. (vedi sito ufficiale AdSP dl mar Ionio settore opere).
Per di più i piazzali del Molo Polisettoriale non sono agibili ai fini operativi in quanto privi di collegamento alla rete fognaria, di impianto per il trattamento delle acque piovane e di autorizzazione al versamento in mare e infine sono necessari profondi interventi straordinari per il ripristino funzionale delle cabine di trasformazione, della rete di distribuzione elettrica e dell’impianto antincendio, tutte cose ben note fin dal 2012 all’AdSP e alle quali non ha provveduto avendone avuto il modo e il tempo.
La ripresa delle attività, oltre alla rioccupazione del personale oggi parcheggiato nella neo costituita “Taranto Port Workers Agency”, sostenuta da soldi pubblici, potrebbe dare, dopo l’abbandono del terminalista TCT e la scomparsa dei traffici delle merci containerizzate dal porto di Taranto, un nuovo slancio alle attività commerciali e industriali di import/export del territorio.
L’autorità di Sistema Portuale del mar Ionio ha ricevuto quattro istanze di parte con la richiesta di concessione demaniale da differenti gruppi societari sin dal novembre del 2017, per attivare altrettanti terminal occupando l’intera area e banchina del Molo Polisettoriale. Le istanze sono rese pubbliche, a seguito del parere positivo espresso dalla “commissione interna permanente” istituita della stessa autorità per la valutazione della compatibilità delle domande di concessione rispetto agli artt. 36 Cod. Nav. e 18 L. 84/94, sulla Gazzetta Ufficiale nazionale ed europea nel gennaio 2018.
Il 15 maggio le quattro società ammesse alla procedura di Dialogo Competitivo sono convocate per la prima riunione nel corso della quale il presidente dell’AdSP ribadiva espressamente che concedere il Molo ad una sola società, come lo era stato per la TCT, sarebbe stato un errore, che lui, Prete, non avrebbe commesso.
Il 19 giugno prima viene convocata la seconda riunione che l’otto di giugno veniva rinviata al 6 luglio per esigenze per lo meno di discutibile motivazione da parte dell’AdSP: ” al fine di consentire alla Scrivente un approfondimento in ordine all’applicabilità o meno alla procedura finora implementata della Delibera n. 57/2018 in data 30.05.2018 con la quale l’ART ha approvato ” Metodologie e criteri per garantire l’accesso equo e non discriminatorio alle infrastrutture portuali “.
Tenuto conto che i contenuti della delibera ART erano ben noti e che la convocazione tra la prima e la seconda riunione sarebbe avvenuta a distanza di quasi 2 mesi, danno un segno ulteriore della “dinamicità” con cui negli ultimi sette anni è stato gestito l’ente sia riguardo alle realizzazione delle opere infrastrutturali sia allo sviluppo operativo dei traffici portuali.
Il 29 giugno, in maniera “inattesa” visti gli avvenimenti successivi, dopo sette anni di reboanti dichiarazioni, annunzi di sottoscrizione di innumerevoli protocolli di intesa, tagli di nastri e red carpet per l’apertura dei cantieri, il presidente del porto di Taranto l’avv. Sergio Prete dichiara alla stampa che nei prossimi mesi, ” se saranno ritenute idonee le proposte “, potranno essere rilasciate le concessioni alle società ammesse al dialogo competitivo e che le attività operative sulle aree del Molo sarebbero riprese nella primavera del 2019. ( per maggiori informazioni leggere le relazioni annuali sulle attività svolte).
Da ultimo, per strane coincidenze, se tali sono, a due giorni dalla convocazione prevista per venerdì 6 luglio, giorno in cui le quattro società avrebbero comunicato di aver superato tra loro tutte le contrapposizioni come chiesto del presidente dell’AdSP in un documento ufficiale, giunge alle stesse società una PEC, datata 4 luglio, con la quale si annunciava la sospensione della procedura attivata con la seguente motivazione:
“si rappresenta come il comitato di gestione, organo competente a deliberare in ordine al rilascio delle concessioni ex articolo 18 L. 84/94, nel prendere atto, nella seduta del quattro luglio 2018, della circostanza che sia pervenuta alla AdSP in data tre luglio 2018, l’istanza di concessione demaniale marittima avente ad oggetto l’intero compendio denominato Molo Polisettoriale da parte ….omissis…. costituita ai sensi del diritto turco e controllata al 100% da ….omissis…,abbia deliberato la sospensione della procedura di confronto avviata con lo strumento del dialogo competitivo in data 11 maggio 2018 sino all’esito dell’attività di verifica di cui all’art. 4 del regolamento ” procedure amministrative in materia di demanio marittimo” con riferimento alla domanda di rilascio della concessione, con conseguente sospensione di ogni attività connessa alla medesima procedura di confronto, anche già programmata.”
Ci si chiede se può essere interrotta e sospesa una procedura pubblica di dialogo competitivo, utilizzando magari in maniera pretestuosa la dichiarazione di “perseguimento del pubblico interesse” e “idonea a soddisfare le proprie necessità” (usuale termine per giustificare quello che vari enti e autorità di regolamentazione definiscono ” eccessiva discrezionalità ” utile il più delle volte a sottrarsi al rispetto dei principi di trasparenza e non discriminazione).
Peraltro formula più volte utilizzata dall’avv. Sergio Prete, in carica dal 7 giugno 2011 quale presidente prima dell’Autorità Portuale di Taranto poi commissario all’A.P. e anche commissario “straordinario per l’attuazione delle opere strategiche” e infine nominato presidente dell’Autorità di Sistema Portuale del mar Ionio, ( leggasi, per il resto degli umani non ferrati in geografia, sempre presidente del porto di Taranto”), alla quale va riconosciuta una particolare capacità nell’uso burocratico delle norme spesso preventivamente utilizzate allo scopo di ampliare il campo del potere discrezionale.
Parrebbe lecito anche chiedersi il perché una società di diritto turco di tutto rispetto, soci dei francesi di CMA CGM e concessionaria tra gli altri del terminal di transshipment a Malta, diretto competitor dei porti di Taranto, di Gioia Tauro e di Cagliari, abbia manifestato l’interesse al porto di Taranto solo il 3 luglio e non nei mesi precedenti come correttamente fatto e nei termini di legge da altre società italiane; l’avviso pubblico sulla Gazzetta Ufficiale disponeva, in maniera inusuale, in ben 45 giorni il tempo utile per presentare le istanze in concorrenza. (già nel 1998 un’altro terminal “Malta Free Port” aveva tentato, senza riuscirci, di congelare il rilascio della concessione del Molo Polisettoriale di Taranto alla società TCT).
A fronte di quanto sopra e vista la nota lentezza imposta dall’avv. Prete al procedimento, si è notata al contrario una dinamicità nell’azione amministrativa insospettabile fino ad allora nel presidente dell’AdSP, tanto è vero che, nel giro di poche ore dall’arrivo della manifestazione di interesse della società turca, 3 luglio, riunisce il comitato di gestione ( un delegato del sindaco di Taranto e un delegato del presidente della regione Puglia) e comunica via PEC, 4 luglio, la sospensione della procedura del dialogo competitivo in atto e sospende la riunione già da lungo tempo programmate per il 6 luglio.
Ricordando gli indirizzi programmatici enunciati dall’attuale governo ” I principali porti italiani debbono avere lo status di porti gateway (aree di sdoganamento merci) e non porti transshipment (di solo passaggio tra una nave e l’altra.) Uno status fortemente pregiudicato dalla recente legislazione sul riordino portuale “, parrebbe opportuno attivare per le necessarie verifiche, sulla scorta degli avvenimenti, l’intervento degli organi preposti, con poteri di indirizzo, vigilanza e controllo sulle attività dall’Autorità di Sistema Portuale del mar Ionio, questa volta si nel perseguimento del pubblico interesse per garantire l’accesso equo e non discriminatorio alle infrastrutture portuali.
Per il momento, in attesa degli eventi, su quei piazzali e su quella banchina fanno bella mostra di se, e chi sa per quanto tempo ancora testimoni silenziosi ed immobili, un groviglio di carcasse di mezzi portuali, gru da banchina, transtainer e quant’altro, di proprietà dell’AdSP arrugginiti, corrosi e privi, forse perché non ritenuti meritevoli, di un minuto mantenimento, lasciati a presidio delle aree dal Molo Polisettoriale del porto di Taranto.
Giuseppe Guacci