Nuovo Governo, nuove prospettive future. Perché non trarre qualche spunto dal passato?
Napoli, 14 febbraio 2021 – Mario Draghi è ufficialmente il nuovo Presidente del Consiglio dei Ministri. Dopo il rito del cerimoniale del 13 febbraio scorso, con l’avvicendamento del presidente uscente, Giuseppe Conte, il primo Governo Draghi ha ora il compito di continuare a lavorare per il bene del Paese con l’obiettivo primario di guidarlo verso l’uscita dalla crisi economica, sociale e sanitaria scaturita dalla pandemia da Covid-19.
Già nei giorni antecedenti l’insediamento del neo presidente a Palazzo Chigi, ancor prima dello scioglimento della riserva relativa al conferimento del prestigioso incarico da parte del Presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, l’opinione pubblica e, soprattutto, quella politica hanno ampiamente discusso intorno alla costituzione del nuovo Governo ed alle novità che esso potrebbe introdurre.
Beppe Grillo aveva annunciato l’idea dell’istituzione di un Ministero della transizione ecologica, notizia accolta da alcuni con viva e trasparente causticità. Tra questi, il governatore campano, Vincenzo De Luca, che con il suo caratteristico sarcasmo, in diretta su Facebook, ha commentato: “Si realizzerà il Ministero della transizione ecologica, nulla di meno. Dunque dovremmo aspettarci questa grande novità in Italia. Avremo anche il Ministero alle Galassie che credo sarà affidato a una persona di alto profilo: Giordano Bruno, credo, che sta aspettando a Campo dei fiori da qualche tempo di essere convocato”.
Sulla scia della possibilità di poter prevedere la creazione di nuovi ministeri, anche il leader della Lega Matteo Salvini ha avanzato la proposta di un Ministero per le disabilità.
Tanto premesso, torniamo ora al quesito posto in apertura di questo articolo: perché non trarre qualche spunto dal passato? Considerato che si sta discutendo dell’istituzione di nuovi Ministeri, perché non ripristinarne (o, meglio, scorporarne) uno che in passato era già esistente? Stiamo parlando del Ministero della Marina Mercantile, una istituzione di cui ancora oggi armatori e operatori del settore sembrano rimpiangerne la “soppressione”.
Iniziato nel 1861 sotto il Regno d’Italia con la denominazione di Ministero della Marina (Divisione della marina mercantile e della Sanità Marittima), nel 1874 divenne Direzione generale della Marina Mercantile, con attribuzioni in campo di Capitaneria di Porto, personale marittimo, statistiche delle navi e dei movimenti della navigazione, naufragi, recuperi, rilascio patenti, premi di costruzione e di navigazione, e (nel 1917) assunse anche la direzione degli Istituti Nautici. Con l’avvento della Repubblica nel 1946, nasce ufficialmente il Ministero della Marina Mercantile, guidato all’epoca dall’On. Salvatore Aldisio. I suoi servizi furono così riorganizzati: Direzione Generale della Navigazione e del Traffico Marittimo, Direzione Generale del Naviglio, Ispettorato Generale del Lavoro Marittimo e Portuale, Ispettorato Generale delle Capitanerie di Porto.
Tutto quanto concernente il settore della navigazione confluirà, a partire dal 1993, nel Ministero dei Trasporti e della Navigazione, divenuto oggi Ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti, al cui vertice con il nuovo governo Draghi, vi è il prof. Enrico Giovannini che subentra all’uscente Paola De Micheli.
Gli operatori del settore hanno più volte lamentato che, con l’accorpamento in un unico ministero delle molteplici e singolari forme di trasporto, si è finito con il generalizzare talune discipline che, in determinate circostanze, risultano oggettivamente inapplicabili. Sono diversi i casi in cui si è cercato di paragonare l’attività svolta da una nave a quella di un autobus o di un treno, “dimenticando” che ogni unità risponde a requisiti e normative differenti. Tali paragoni hanno generato, in più occasioni, degli appesantimenti burocratici che hanno poi necessitato di ulteriori interventi postumi per ricalibrare le situazioni venutesi a creare. Tutto questo in un tempo in cui si parla sempre più di semplificazione amministrativa e sburocratizzazione.
Dunque, una nuova divisione delle funzioni ministeriali (specifiche) in tale ottica, non potrebbe condurre ad una forma, tanto rincorsa e sperata, di semplificazione a beneficio – nel caso descritto – dell’intero comparto della navigazione?. GdP