Roma – Ogni due secondi sulla Terra scompare l’equivalente di un campo di calcio fatto di foreste; ogni anno finisce in mare una quantità di plastica pari a 12 milioni di tonnellate, pericolo mortale per tartarughe, uccelli, pesci, balene e delfini. E – sempre ogni anno – oltre 45 mila persone nel mondo muoiono prematuramente per l’esposizione alle polveri sottili (PM2.5), le cui principali fonti sono il traffico veicolare, gli allevamenti intensivi e i sistemi di riscaldamento con combustibili fossili. Intanto, proprio nel 2024 è stata superata per la prima volta la soglia di 1,5 gradi di aumento delle temperature terrestri, limite considerato “di sicurezza” da parte della comunità scientifica.
Sono dati agghiaccianti, indicatori di una corsa verso l’autodistruzione, un macabro conteggio alla rovescia che allontana le speranze di preservare un Pianeta vivibile per gli esseri umani e gli altri suoi abitanti.
Ma non è troppo tardi: lo ricorda Greenpeace, che in oltre 50 anni di storia non ha mai smesso di lottare per il Pianeta. “Da oltre mezzo secolo affrontiamo le emergenze ambientali con azioni dirette nonviolente e pacifiche, portando alla luce le minacce al nostro pianeta e facendo pressione sui governi e sulle aziende affinché adottino soluzioni concrete. – spiega Giuseppe Onufrio, Direttore di Greenpeace Italia – Abbiamo difeso le balene dallo sterminio, fermato i test nucleari, preservato l’Artico dallo sfruttamento. Finché ci sarà un ultimo pezzo di Terra in pericolo, non ci fermeremo. Ma abbiamo bisogno del sostegno di tutti nella lotta quotidiana per fermare questo macabro countdown”.
In questa corsa contro il tempo, ogni secondo conta, perché ogni essere vivente conta. Ecco perché è fondamentale donare il 5×1000 a Greenpeace, un gesto semplice come una firma sulla dichiarazione dei redditi, dopo aver inserito nell’apposito spazio il Codice Fiscale 97046630584.
FORESTE: CI STIAMO BRUCIANDO I POLMONI DEL MONDO
420 milioni di ettari di foreste, secondo le stime della FAO, sono stati distrutti nel mondo tra il 1990 e il 2020, un’area più estesa dell’Unione Europea. Nell’80% dei casi questo avviene per fare spazio a pascoli e terreni destinati a produrre mangimi, come la soia. Eppure, le foreste del pianeta assorbono 2,6 miliardi di tonnellate di anidride carbonica, quasi un terzo di quelle rilasciate ogni anno dalla combustione di gas, petrolio e carbone. Ma non è troppo tardi per fermare la deforestazione. Culle di biodiversità e casa di animali a rischio estinzione, le foreste rappresentano una delle soluzioni alla crisi climatica. Greenpeace si batte per proteggerle e con una rete che ha sede in più di 50 Paesi nel mondo. Grazie ai suoi uffici in Sudamerica, l’organizzazione è in prima linea e al fianco dei popoli indigeni nella difesa della foresta Amazzonica, documentando i crimini ambientali e denunciando le multinazionali che saccheggiano e distruggono i polmoni verdi della Terra.
PLASTICA, TRIVELLAZIONI E PESCA SELVAGGIA: UN MARE CHE AFFOGA
Secondo la scienza è necessario tutelare entro il 2030 almeno il 30% di mari e oceani, tramite una rete di aree protette, per dare al mare la possibilità di riprendersi e prosperare. Ci sono 4 aree del Mar Mediterraneo che, secondo la Convenzione sulla Biodiversità, è prioritario proteggere per il loro valore biologico ed ecologico. Purtroppo, però, meno dell’1% dei mari italiani è tutelato in modo efficace.
Ma non è troppo tardi per proteggere gli oceani e la loro biodiversità: un ecosistema fondamentale per regolare il clima terrestre. Greenpeace si batte contro plastica, pesca industriale e attività estrattive, per una rete globale di aree marine protette, e con le sue navi, solca gli oceani e il Mar Mediterraneo per denunciare chi inquina e distrugge.
PROTEGGERE LE API PER SALVARE CIBO E SALUTE
Un terzo del cibo che mangiamo (mele, fragole, pomodori, mandorle, ecc.) dipende direttamente dall’opera di impollinazione delle api e sono ben 4.000 le varietà di vegetali che esistono grazie ad essa. Basti pensare che senza impollinatori il 75% delle nostre colture subirebbe una drastica riduzione a livello quantitativo o qualitativo. Dall’impollinazione dipende la vita stessa del pianeta.
Ma non è troppo tardi per fermare l’estinzione di questi preziosi insetti. Greenpeace lotta contro le grandi multinazionali per la messa al bando dei pesticidi dannosi per le api e gli impollinatori, e per un cibo più sano: perché non c’è salute in un pianeta malato.
ZERO EMISSIONI ENTRO IL 2050, CONTRO UN CLIMA CHE UCCIDE
Alluvioni, mega incendi, ondate di calore: 1,5°C è la soglia massima di aumento della temperatura concordata dagli Accordi di Parigi per mantenere il riscaldamento globale entro livelli sicuri. Una soglia che è stata già superata nel 2024, e che se lo fosse in maniera sistematica porterebbe a un ulteriore aumento degli eventi estremi (tempeste, siccità, inondazioni, uragani, etc.) con impatti disastrosi sulle comunità umane. Per ottenere la neutralità climatica, ovvero un equilibrio tra emissioni e assorbimento del carbonio, dovremmo puntare a emissioni zero entro il 2050. Una sfida che sembra impossibile ai ritmi di oggi, mentre a causa dei cambiamenti climatici 1 milione di specie sono a rischio.
Ma non è troppo tardi per fermare la crisi climatica, a patto di agire ora, al fianco di Greenpeace, per rivoluzionare il sistema di produzione dell’energia, chiedendo alle aziende dei combustibili fossili di assumersi le proprie responsabilità.
UNA LEGGE PER BLOCCARE GLI ALLEVAMENTI INTENSIVI
Per evitare gli impatti più devastanti dei cambiamenti climatici e rispettare gli Accordi di Parigi sulle emissioni di gas serra, produzione e consumo di prodotti di origine animale andrebbero ridotti del 50% entro il 2050. Tuttavia, attualmente il 70% del suolo agricolo mondiale è usato per produrre foraggi e il 60% dei cereali commercializzati in Europa diventano mangime per animali, spesso rinchiusi in allevamenti intensivi che sono una delle principali fonti di metano e generano la maggior parte delle emissioni di ammoniaca dell’agricoltura industriale (il 94% del totale delle emissioni).
Ma non è troppo tardi per fermare gli allevamenti intensivi. Greenpeace si sta battendo per una proposta di legge rivolta al Governo e al Parlamento italiano, che chiede di bloccare la costruzione di nuovi allevamenti intensivi – che divorano foreste, ingoiano acqua e aggravano la crisi climatica, mettendo a rischio la salute delle persone e del pianeta, e generando atroci sofferenze per gli animali – e di avviare una conversione ecologica di quelli esistenti.
IL 5X1000 A GREENPEACE, PER FERMARE IL COUNTDOWN
Oggi più che mai, destinare il 5×1000 a Greenpeace è vitale: per il pianeta, per i suoi abitanti e per la stessa organizzazione. La gigantesca compagnia petrolifera Energy Transfer, il cui Presidente ha finanziato la campagna elettorale di Donald Trump, ha intentato una causa contro Greenpeace negli Stati Uniti e contro Greenpeace International per 300 milioni di dollari. E quello che più temevamo è accaduto: una giuria in North Dakota si è espressa a favore di una condanna che, se confermata, porterebbe Greenpeace a pagare oltre 660 milioni di dollari in questa causa pretestuosa. In un contesto in cui politici negazionisti della crisi climatica – come Trump o Javier Milei in Argentina – governano interi Paesi, la battaglia per il futuro del pianeta e dei suoi abitanti passa anche per la semplice firma di ciascuno di noi, indicando nella dichiarazione dei redditi il Codice Fiscale 97046630584. “Destinare il 5×1000 a Greenpeace – ricorda il Direttore Onufrio – significa non limitarsi a sperare in un cambiamento, ma contribuire a realizzarlo”.