L’impegno e gli ingenti investimenti effettuati finora, oltre a quelli programmati per il rinnovamento delle flotte impegnate nel trasporto via mare, ha portato all’intero cluster un riconoscimento da parte del RINA per le performance di abbattimento di emissioni di CO2, che passano dai 6,4 kg di CO2 per trailer/miglio marino (con navi costruite nel 1999) agli 0,9 kg di CO2 per trailer/miglio marino (con navi di ultima generazione). Un traguardo straordinario che certifica oggi il trasporto marittimo come sette volte più sostenibile rispetto ai risultati raggiunti con l’impiego di navi di precedenti generazioni.
La flotta dell’intero cluster Alis ha raggiunto già nel 2020 i target fissati per il 2050, ben trent’anni prima, ovvero una generazione avanti rispetto a tutti gli altri. Al 2020, nonostante il Covid-19, grazie anche alla diffusione dei servizi di Autostrade del Mare per tratte superiori a 800km, sono stati eliminati dalle strade oltre 2,1 mln di mezzi pesanti, quindi 56,7 mln di tonnellate sono state spostate dalla rete stradale alle rotte marittime, abbattendo le emissioni di CO2 per 2,5 mln di tonnellate.
Ne consegue che per ogni tonnellata movimentata nei porti mediante Ro Ro vengono eliminati 44 KG di CO2.
Le aziende del cluster Alis hanno trasferito dalla strada al ferro circa 3,1 mln di mezzi pesanti, quindi 68,4 mln di tonnellate sono state spostate dalla rete stradale a quella ferroviaria abbattendo le emissioni di CO2 per 2 milioni di tonnellate. Ne consegue che per ogni tonnellata movimentata vengono eliminati 29 KG di CO2 riducendo – grazie all’attività del cluster –l’inquinamento ambientale.
Valutazione Economica del risparmio In termini di esternalità – Tali dati ci consentono di poter svolgere una valutazione economica del risparmio di costo per l’ambiente legato al trasferimento dalla strada al mare e al ferro.
Per quanto riguarda il trasferimento dei 56,7 milioni di tonnellate trasferite dalla strada al mare, considerato il costo dell’inquinamento ambientale della strada al netto di quello marittimo, si è determinato un risparmio di costo complessivo per l’habitat di circa 1,3 mln euro a km. Analogamente per quanto riguarda l’impatto ambientale legato al trasferimento dalla strada al ferro, i 68,4 milioni di tonnellate trasferite, considerato il costo dell’inquinamento della strada al netto di quello ferroviario, hanno determinato un risparmio di costo per l’ambiente di oltre 1,2 milioni di euro a km. Nel complesso l’attività del cluster ALIS attraverso l’utilizzo dell’intermodalità ha consentito un vantaggio economico tangibile di risparmio di costo di esternalità pari a circa 2,5 milioni di euro/km. Tale importo è determinato moltiplicando i minori costi in termini di esternalità del trasporto marittimo e ferroviario hai volumi movimentati dal cluster in Europa. Su un percorso di 800 km medi coperti il risparmio di costo – in termini di esternalità – in un anno è stato di circa 2 miliardi.
Il contributo di Alis al sistema dei trasporti – Volendo individuare anche il contributo del cluster Alis all’Italia, dall’analisi risulta evidente che nel 2020 attraverso il mare sono stati eliminati dalla strada circa 1,7 milioni di camion che trasportavano 47,2 milioni di tonnellate di merci abbattendo così 2 milioni di tonnellate di CO2. Analogamente, viene rilevato che di membri del cluster Alis sono stati trasferiti dalla strada al ferro circa 2,1 mln di mezzi pesanti, quindi circa 47,8 mln di tonnellate sono state spostate dalla rete stradale a quella ferroviaria abbattendo le emissioni di CO2 per 1,4 milioni di tonnellate. Complessivamente, dunque, nel Paese circa 4 milioni di camion sono stati spostati dalla strada su altro mezzo (ferro-mare) per oltre 95 mln di tonnellate spostate abbattendo così le emissioni di CO2 per oltre 3,4 mln di tonnellate contribuendo fattivamente all’ambiente. Il risparmio di costo complessivo (inteso non solo come eliminazione di CO2) per l’ambiente legato al trasferimento dalla strada al mare e al ferro in termini di esternalità ammonta di circa 1.121 mila euro a km in relazione al trasferimento dalla strada al mare e a 855 mila euro a km in riferimento al trasferimento dalla strada al ferro. Nel complesso l’attività del cluster Alis attraverso l’utilizzo dell’intermodalità ha consentito un vantaggio economico tangibile di risparmio di costo di esternalità pari a circa 2 milioni di euro/km. Tale importo è determinato moltiplicando i minori costi in termini di esternalità del trasporto marittimo e ferroviario ai volumi movimentati dal cluster in Italia. Su un percorso di 800 km medi coperti il risparmio di costo – in termini di esternalità – in un anno è stato di circa 1,5 miliardi. Ciò ha permesso di evidenziare la misura dell’effetto concreto del vantaggio economico e di sostenibilità fornito in Italia all’ambiente.
La reazione delle politiche economiche è stata molto decisa ma non sufficiente. Sono state adottate misure la cui entità non ha precedenti storici. I deficit pubblici sono aumentati toccando livelli elevatissimi in tutte le maggiori economie, sia per gli effetti della caduta delle entrate erariali in proporzione al crollo delle basi imponibili, sia per la ridotta flessibilità delle imprese causata dall’adozione di misure esplicite a protezione del lavoro dipendente (CIG e blocco dei licenziamenti). In particolare, nel corso del 2020 le misure messe complessivamente in campo dallo Stato sono pari a circa 100 miliardi di euro, suddivisi tra minori entrate (-14,8 mld) e maggiori spese (85,6 mld.). Tali misure hanno limitato la perdita di capitale produttivo e di risorse umane nel periodo di lockdown più stretto.
L’aumento dello stock di debito da finanziare non ha dato luogo a tensioni di rilievo sui tassi d’interesse grazie alle politiche delle banche centrali che nel corso dell’ultimo anno hanno sostenuto pienamente le politiche fiscali, attraverso la monetizzazione dei deficit pubblici.
I prestiti di oltre i 30.000 euro cui hanno avuto accesso le aziende più strutturate attraverso il Fondo di Garanzia per le PMI – gestito dal Mediocredito Centrale (MCC) – hanno riguardato erogazioni complessive per quasi 83 miliardi di euro a favore di una platea di oltre 224 mila imprese.
Nelle stime sono stati considerati i provvedimenti presi nel corso del 2020 per contrastare gli effetti della pandemia che, in termini di distribuzione territoriale, hanno prodotto benefici maggiormente concentrati nel Centro-Nord, circa il 70%, contro il 30% del Mezzogiorno, in misura più che proporzionale rispetto alla distribuzione della popolazione, rispettivamente pari al 66 e 34%. A ciò si aggiunga che il Sud ha risentito maggiormente della crisi pandemica a causa dell’incidenza di occupazione in posizione marginale (sommerso, nero, irregolari, ecc.) e della prevalenza del settore dei servizi turistici nella formazione del reddito delle imprese e delle famiglie.
Tale analisi evidenzia come le misure economiche adottate nel passato per colmare il gap territoriale nazionale tra Nord e Sud non abbiano finora sortito gli effetti sperati. Si auspica che i provvedimenti appena varati e quelli che il nuovo Governo sta emanando (Dl “Ristori Bis”; Del “Sostegni”; e Dl “Sostegni bis”) possano, nell’applicazione concreta, essere idonei a colmare tale divario.
Tutte le misure fin qui adottate hanno riservato poca attenzione alle esigenze specifiche del settore del trasporto.
Dei 62 mld di € destinati agli interventi sulle infrastrutture, sulla mobilità e sulla logistica sostenibili contenuti nel Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza (PNRR), la maggior parte sono destinate alle infrastrutture, solo 8,4 mld di € sono imputati al “rinnovo dei treni, degli autobus, delle navi per riduzione delle emissioni”. Il rischio è di creare delle infrastrutture a vantaggio degli operatori appartenenti a Stati che, diversamente dall’Italia, hanno invece sostenuto pienamente il settore del trasporto e della logistica.
Gli aiuti in Germania
A marzo 2020, durante la fase iniziale della pandemia da Covid-19 la BGL, associazione tedesca di rappresentanza del settore del trasporto e della logistica, ha esposto la problematica relativa alla riduzione degli ordini subita dalle aziende del settore di riferimento, con conseguente diminuzione del flusso economico in entrata. Lo scenario si completava, aggravandosi, con la sempre maggiore incisione dei costi relativi all’adozione delle misure di protezione dal contagio, con conseguente incremento del flusso economico in uscita. Il mese successivo il Governo tedesco annuncia un piano di aiuti che non ha precedenti, derogando in via eccezionale alla regola del pareggio di bilancio sancito dalla Costituzione. Il piano prevede 156 miliardi di euro finanziati a debito e 600 miliardi di euro per un fondo di salvataggio per le imprese. L’intervento a favore delle imprese continua a giugno con l’annuncio di un nuovo pacchetto di aiuti di 130 miliardi di euro, che porta l’azione di contrasto alla crisi da Covid-19 ad una somma di assoluta rilevanza. Per rendere la proporzione degli interventi tedeschi basta pensare, come riporta l’ANSA ad aprile 2021, che dall’inizio della pandemia la Commissione UE ha approvato aiuti di Stato richiesti dai Paesi membri per un importo pari a 3.030 miliardi di euro. Il 52,5% degli aiuti UE approvati è stato notificato dalla Germania.