• 25 Novembre 2024 23:03

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Il disastro al porto di Beirut: quale impatto sull’economia italiana?

Una ricerca condotta da Ircres-Cnr mostra che le esportazioni italiane verso il Libano sono concentrate nel trasporto via mare, e che il settore più colpito è quello della raffinazione petrolifera, a cui seguono i tipici prodotti del Made-in-Italy (macchinari, arredamento, chimica).

La localizzazione delle raffinerie determina che le regioni più coinvolte siano Sardegna e Sicilia, a cui seguono le aree dei distretti industriali.

Il dramma e che concentra il 90% delle importazioni nelle attività portuali, ha dei pesanti effetti sull’economia del Paese dei Cedri e sull’economia dei suoi paesi partner.

Anche se gli scambi con l’Italia non sono particolarmente intensi, merita comunque esaminarne la composizione settoriale e territoriale, per individuare i settori e le regioni più colpite da questo dramma inatteso.

A livello aggregato, nel 2019 si sono registrate quasi 1,2 miliardi di euro di esportazioni e solo 40 milioni di euro di importazioni.

L’asimmetria commerciale a nostra favore induce ad analizzare soltanto la componente in uscita dal nostro Paese, che nella tabella 1 viene disaggregata sulla base del mezzo di trasporto utilizzato. Si trova conferma del ruolo centrale esercitato dall’infrastruttura portuale di Beirut, che anche nel caso italiano assorbe quasi tutte le importazioni del paese.

Tabella 1: Esportazioni per mezzo di trasporto utilizzato (2019)
Mezzo di trasporto         Euro      %
marittimo           970.962.134        82,6
stradale               64.447.107          5,5
aereo    139.320.186        11,8
altro      1.385.004             0,1
totale    1.176.114.431    100
Elaborazioni Ircres-Crr su dati Istat

L’analisi dei settori più coinvolti nel commercio verso il Libano vede una elevata concentrazione dei prodotti energetici, che dalle raffinerie italiane localizzate sulle nostre coste imbarcano il prodotto per la consegna al porto di Beirut (tabella 2). Circa mezzo miliardo di export riguarda questi prodotti, a cui seguono i tipici prodotti del “Made-in-Italy”, quali macchinari (con il 20% del totale esportato), chimica, alimentari e arredamento (con circa 7-8-% ciascuno).

Tabella 2: Esportazioni via mare per settore (2019)
Settore Euro      %
Petrolchimica    489.147.423        50
meccanica, elettronica  191.314.510        20
chimica, farma  77.757.590          8
alimentari/bevande       71.295.777          7
carta, mobili, altre ind. manif.    68.302.118          7
min.non metalliferi e cave           34.559.560          4
tess abb               31.141.892          3
Agricoltura         5.726.723             1
Servizi   1.716.541             0
Totale   970.962.134        100
Elaborazioni Ircres-Crr su dati Istat

A livello territoriale, la localizzazione delle raffinerie determina gran parte della provenienza regionale delle esportazioni italiane, con la Sardegna e la Sicilia che assorbono un quinto ciascuna dell’impatto negativo del disastro al porto libanese,  a cui seguono le aree tipiche distrettuali de Made-in-Italy, quali Lombardia, Veneto, Emilia-Romagna, Toscana (tabella 3).

Tabella 3: Esportazioni* per regione (2019)
Regione               euro      %
Sardegna            248.354.871        21,1
Sicilia     223.212.625        19,0
Lombardia          178.827.567        15,2
Veneto 134.317.002        11,4
Emilia-Romagna               114.106.150        9,7
Toscana               89.692.110          7,6
Altre      187.604.106        16,0
Totale   1.176.114.431    100,0
Elaborazioni Ircres-Crr su dati Istat
* Export con ogni mezzo di trasporto