• 24 Novembre 2024 02:36

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La lezione della Concordia. Ripensare sicurezza e formazione dei marittimi

Critiche al registro bis. Filippine,centri di formazione inaffidabili

 

Scende in campo anche l’Ue. Siim Kallas, vice presidente della Commissione Europea, ha annunciato per il 24 gennaio una proposta per la modifica della legislazione comunitaria sulla sicurezza delle navi passeggeri. Nel mirino temi come la progettazione e la stabilità delle unità, gli sviluppi tecnologici del settore ma, soprattutto, formazione degli equipaggi e operazioni di soccorso, incluse le procedure d’emergenza per l’evacuazione delle navi. “La sicurezza ha la priorità – ha spiegato Kallas. Noi ci assicureremo che qualsiasi lezione dalla Costa Concordia sia pienamente presa in considerazione”.   

Una lezione che forse rimetterà in discussione anche le procedure e i mezzi legislativi finora adoperati dagli armatori. Mentre Carnival Corporation annuncia una radicale revisione delle procedure di sicurezza ed emergenza sulle sue unità, in Italia voci critiche si stanno alzando sulle conseguenza negative, in materia di sicurezza, introdotte dall’uso sconsiderato del cosiddetto registro bis.

Concepito come strumento in grado di garantire competitività all’armamento, il Registro Internazionale, istituito con la legge n.30/1998, rende possibile, in poche parole, il reclutamento di marittimi in paesi stranieri, con contratti spesso sconosciuti alla normativa europea.

Questo comporta un netto abbattimento dei costi che, pur favorendo la logica della massimizzazione del business, tipico della competitività globalizzata, va a destrimento della qualità complessiva del lavoro. Più o meno ciò che si è verificato nel caso di Costa Concordia dove il subitaneo sgretolarsi della catena di comando ben dimostra la debolezza intrinseca del modello.

A bordo della Concordia i “marittimi componenti l’equipaggio, cioè coloro che governano la nave”, denuncia il sindacato  Gente di Mare CUB “erano al massimo 100 ed in gran parte stranieri, pagati molto meno dei rimanenti italiani (20-25) fra ufficiali e capiservizio”. Senza contare i “comuni” di camera, cucina, infermieri e servizi vari: quasi tutti stranieri, al centro di un settore, in generale, “sottopagato” e “appaltato a società di servizi spesso riconducibili agli stessi armatori”.

Personale, per di più, formato in centri non affidabili. Nello scorso novembre, ad esempio, l’Agenzia Europea per la Sicurezza Marittima ESMA ha chiesto e ottenuto la revoca del riconoscimento degli standard formativi, relativi ai certificati di formazione e di addestramento operativo marittimo, dalla PMI Colleges (ex Philippine Maritime Institute), catalogata tra le 15 scuole con maggiori carenze da questo punto di vista. “Scarsa qualità”, il giudizio dell’ente europeo, e 12.000 studenti a protestare nei campus di Manila e Quezon City.

Le Filippine, d’altronde, vero e proprio serbatoio per il trasporto marittimo mondiale, è un paese, sotto questo aspetto, sottoposto a continuo monitoraggio per essere finito nella “lista bianca” per segnalazione da parte dell’Organizzazione Internazionale Marittima (IMO).

“Solo i membri dell’equipaggio (cioè i marittimi) seguono dettagliati corsi di addestramento per la sicurezza della navigazione e della vita umana in mare – conferma “Gente di Mare” – mentre gli stranieri lo fanno presso i loro paesi d’origine”.