• 3 Marzo 2025 22:18

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La Regione Campania con l’Agenzia Nazionale del Turismo alla ITB di Berlino

Diredazione City

Mar 3, 2025

Nello spazio espositivo ENIT, che accoglie le Regioni italiane, la Campania celebra la sua tradizione culinaria con i maestri pizzaiuoli, l’eccellenza dei vini di Ischia e un viaggio nella cultura gastronomica


Un viaggio nella cultura del cibo tra tradizione e innovazione

La Regione Campania sarà protagonista alla ITB di Berlino, la più grande fiera mondiale del turismo, con un evento che esalta il suo patrimonio enogastronomico. Il 5 marzo alle ore 13.00, all’interno dei 1.341 mq dello stand Italia, gestito dall’Agenzia Nazionale del Turismo (ENIT), la Campania presenterà il meglio della sua tradizione culinaria con l’evento “Campania: i luoghi del benessere tra cibo e termalismo”, un focus speciale sulla pizza napoletana e i vini dell’Isola d’Ischia.

Gli interventi istituzionali

L’evento vedrà la partecipazione di Felice Casucci, Assessore al Turismo della Regione Campania, che aprirà l’incontro con un video-saluto istituzionale. E dichiara: “Con la sua partecipazione alla ITB di Berlino, la Regione Campania riafferma l’impegno nella valorizzazione del proprio patrimonio enogastronomico, sottolineando il ruolo della tradizione gastronomica come elemento identitario e motore di sviluppo per il turismo e l’economia del territorio.” . Seguirà l’intervento di Luca D’Ambra, Presidente di Federalberghi Ischia e Procida, che illustrerà il ruolo strategico dell’enogastronomia come driver fondamentale per il turismo campano.

La pizza napoletana: storia, cultura e patrimonio UNESCO

Simbolo identitario della Campania, la pizza napoletana affonda le sue radici nel XVIII secolo, conquistando il palato di milioni di persone nel mondo. L’arte dei pizzaiuoli napoletani è stata riconosciuta nel 2017 dall’UNESCO come Patrimonio Culturale Immateriale dell’Umanità, a testimonianza della sua importanza non solo gastronomica, ma anche culturale e sociale. Nel corso dell’evento, i visitatori potranno partecipare a una degustazione street food a cura dell’Associazione Verace Pizza Napoletana, con Emmanuele Cirillo che racconterà in particolare la tradizione della pizza fritta. Nata come cibo popolare nei vicoli di Napoli, la pizza fritta rappresentava un’alternativa economica alla pizza classica, divenendo oggi una prelibatezza gourmet celebrata a livello internazionale.

Un evento tra gusto e tradizione

Accanto alla pizza, l’enogastronomia campana sarà rappresentata anche dai vini pregiati dell’isola di Ischia, che accompagneranno la degustazione con etichette selezionate per esaltare il connubio tra territorio e sapore. Un viaggio che unisce storia, tradizione e innovazione, confermando la Campania come una delle mete più ambite per gli appassionati del turismo esperienziale.

L’enogastronomia: un driver strategico per il turismo internazionale

L’enogastronomia si conferma un elemento trainante per il turismo in Italia, non più riservato a una nicchia di mercato, ma una motivazione di viaggio primaria. Secondo l’elaborazione dell’Ufficio Studi ENIT, nel 2023 la spesa per le vacanze culturali ha raggiunto i 18 miliardi di euro, rappresentando il 34,6% del totale della spesa turistica internazionale nel Paese, con un incremento del 50,6% rispetto al 2013.

Ancora più significativa è la crescita del turismo enogastronomico, che ha registrato un aumento del 176%, attestandosi su un valore complessivo di 363 milioni di euro spesi dai turisti internazionali per esperienze legate al cibo. Questo fenomeno ha trasformato il settore enogastronomico da semplice attrattore a vero e proprio driver strategico per il posizionamento competitivo dell’Italia nel panorama turistico globale. In termini di volumi, si contano 1,1 milioni di visitatori stranieri che scelgono l’Italia per un soggiorno enogastronomico, generando 1,8 milioni di pernottamenti. Tra i mercati di riferimento, la Germania occupa una posizione di rilievo, con oltre 100 mila viaggiatori che soggiornano per un totale di 361 mila notti, generando una spesa superiore ai 58 milioni di euro esclusivamente per questo segmento turistico.

La storia della pizza fritta: da Goethe all’UNESCO

Come spiega la professoressa Elisabetta Moro, docente di Antropologia Culturale presso l’Università degli Studi di Napoli “Suor Orsola Benincasa”, il 7 dicembre 2017 l’Arte dei Pizzaiuoli napoletani è stata proclamata dall’UNESCO patrimonio culturale immateriale dell’umanitàUn riconoscimento che ha stabilito una volta per tutte che la pizza è stata inventata a Napoli e poi è migrata in ogni angolo del mondo. La storia di questo piatto popolare inizia nel Settecento, quando nei vicoli della capitale dell’Italia del Sud si moltiplicano i venditori di pizze sia cotte nel forno a legna che fritte nell’olio o nello strutto. Era un cibo molto economico, che serviva a sfamare gli operai e le operaie con pochi soldi in tasca, ma obbligati a mangiare sul posto di lavoro. Allora le case del popolo napoletano, infatti, erano spesso prive di focolare, perciò il cibo cotto doveva essere acquistato in monoporzioni da venditori ambulanti che erano i delivery dell’epoca.

Le pizze fritte venivano spesso preparate dalle donne, che fuori la porta di casa sistemavano un fornellino a carboni e sopra sistemavano una grande pentola ribollente. L’impasto era molto simile a quello di oggi: acqua, farina, un pizzico di sale, un po’ di lievito. Quando l’impasto era cresciuto al punto giusto, veniva disteso in piccoli dischi, si farciva con ricotta, ciccioli di maiale, pepe e una volta richiuso a mezzaluna veniva immerso nel grasso bollente. Pochi minuti e la pizza fritta era pronta per essere mangiata. Era molto apprezzata per la fragranza ottenuta dalla frittura e per il sapore intenso e appagante. Tre secoli fa la pizza fritta non era digeribile come oggi, ma questo era considerato dai più poveri un pregio e non un difetto, perché placava i morsi della fame per molte ore, pur costando molto poco. Il fatto che la pizza fritta fosse un cibo popolare lo dimostra anche il fatto che esisteva un sistema di credito specifico per consentire anche ai più poveri di mangiarla. Questo welfare gastronomico si chiamava «pizza oggi a otto», cioè si mangiava oggi e si pagava dopo otto giorni, quando si riscuoteva la paga settimanale.

Johann Wolfgang von Goethe in una lettera scritta da Napoli il 19 marzo 1787, giorno di San Giuseppe, racconta di aver fatto una passeggiata per via Toledo e di essere rimasto colpito dal fatto che la città era letteralmente ribollente. Dalle case, infatti, erano stati portati fuori i bracieri con enormi padelle sfrigolanti di olio. Nel giorno dedicato al padre di Gesù, allora come oggi, si celebrava il santo protettore della paternità, dei falegnami e degli artigiani, consumando un dolce particolare che si chiama “zeppola”.

Si tratta di un impasto dolce, che viene fritto nella stessa maniera in cui si frigge l’impasto salato della pizza. Il grande scrittore tedesco rimase affascinato dalle schiere di pasticcieri dilettanti, vestiti da angeli, con tanto di parrucche bionde ricciolute, che si davano da fare per compiere un miracolo gastronomico.

Il raffinato viaggiatore fu colpito da questa festa collettiva e dalla città tutta illuminata dalle alte fiamme che dal fondo delle pentole e si innalzavano come lingue di fuoco. Questo spettacolo gli ricordò il supplizio delle anime del Purgatorio, che aveva visto raffigurate nelle chiese, nei dipinti e nelle edicole votive stradali, dove quegli spiriti sofferenti sono condannati a sfrigolare nella pece per scontare le loro colpe. L’autore del Faust non si sbagliava. Il nesso con il Purgatorio infatti c’è, al punto che alle spalle dei friggitori sono ancora oggi effigiate proprio le anime in pena. E tradizionalmente una parte dei proventi delle vendite andava ai poveri e in messe di suffragio per accorciare il tempo di sofferenza delle anime purganti.

La storia della pizza fritta si intreccia, dunque, a doppio filo con la storia di una città sovraffollata, dove il piacere del cibo è sempre stato alla portata di tutti. E proprio per non escludere nessuno è stato inventato un capolavoro gastronomico come la pizza. Un hardware gastronomico compatibile con qualsiasi software. Perché può essere condita con qualsiasi ingrediente, sempre pizza resta.