• 24 Novembre 2024 09:21

Seareporter.it

Quotidiano specializzato in politica dei trasporti marittimi

Logistica e sviluppo economico in una ricerca SRM

Duecento miliardi di euro, cioè oltre 12,7% del PIL italiano, e oltre un milione di occupati nel settore. Sono i numeri che spiegano il valore strategico della logistica per il sistema economico italiano ed uno degli asset dalle maggiori potenzialità su cui puntare per il futuro del nostro Paese. Sul settore e sulle sue prospettive si è discusso oggi al Banco di Napoli nel corso di un convegno nel corso del quale Massimo Deandreis, Direttore Generale di SRM, e Anna Arianna Buonfanti, ricercatrice dell’Area Infrastrutture di SRM, hanno presentato la ricerca “Logistica e sviluppo economico”.  “Parliamo spesso di competitività delle nostre imprese, dei loro problemi nel campo dell’innovazione, della patrimonializzazione e della loro difficoltà a competere sui mercati esteri – ha esordito Maurizio Barracco, Presidente del Banco di Napoli – ma non ci focalizziamo con la necessaria attenzione su quanto sia determinante per le aziende poter disporre di una logistica efficiente e con costi sostenibili”. Il report di SRM fornisce una chiave di lettura complessiva della logistica come settore, quindi l’insieme di attività a supporto del processo di internazionalizzazione e innovazione del sistema produttivo, di infrastrutture a sostegno della competitività e di volano per il rilancio dell’economia italiana. E individua i nodi di maggior rilievo del comparto,  guardando alle possibili strategie per ridare slancio agli investimenti infrastrutturali, con particolare riferimento al ruolo del Mediterraneo. “La ricerca evidenzia il grande sostegno che la logistica fornisce all’internazionalizzazione delle nostre imprese – ha spiegato Massimo Deandreis, Direttore Generale di SRM – ma anche le criticità del comparto. Costi maggiori e tempi di smistamento più lunghi della media europea pesano sulla nostra competitività che infatti arretra nelle classifiche internazionali”. Riforma normativa di porti e interporti, una maggiore attenzione alle opportunità dell’area mediterranea e politiche attive rivolte a favorire un uso più efficiente dei fondi comunitari la ricetta avanzata. Insieme all’inaugurazione a breve di un Osservatorio Permanente sulla  filiera dell’economia marittima. “Uno strumento – continua Deandreis – pensato per offrire agli operatori economici del settore analisi dettagliate ma anche confronti ed esempi internazionali. Come Centro Studi questo è il nostro modo per dare un contributo utile ad un settore determinante per la competitività del nostro Paese”.

Alcuni numeri della ricerca SRM

La logistica è una componente importante del sistema economico italiano: si stima un valore di circa 200 mld. € pari al 12,7% del PIL. Tra dipendenti diretti e indotto, dà lavoro a 1 milione di unità.  L’Italia è al 24° posto nel ranking mondiale per performance logistica sulla base del Logistics Performance Index (LPI) elaborato dalla World Bank. Le maggiori criticità riguardano le procedure doganali (27° posizione); il miglior rank (18°) per il nostro Paese è sul parametro della puntualità delle spedizioni. Le criticità logistiche individuate comportano per le imprese italiane un’attesa di 19 giorni per esportare e/o 17 giorni per importare  un container rispetto ad una media UE di 11 giorni. In Italia il costo della logistica è più alto dell’11% rispetto alla media europea. Tale divario crea un onere per il sistema delle imprese stimabile in circa 12 mld. €  l’anno; solo il 6,3% dei volumi che transitano per Suez giungono in Italia a causa dei ritardi e delle incertezze sui tempi di transito delle merci. Ciò si traduce in una perdita sia in termini di redditività per l’imprenditoria locale sia in termini di benefici per lo Stato; molte aziende nazionali scelgono gli scali esteri per la movimentazione dei loro carichi: il volume di merci con origine/destinazione in Italia che transita per i porti del Nord Europa ammonta a circa 440 mila teus. In Italia considerando tutti i settori connessi alla logistica sono presenti oltre 160 mila imprese,  di cui il 17% sono società di capitale. Il Mezzogiorno vanta la presenza di oltre 45 mila imprese. In Campania, Sicilia e Puglia  è concentrato il 70,5% delle aziende del Sud Italia. La strada con il 35,6% e il mare con il 30,5% sono le principali modalità di trasporto delle nostre merci in import-export. Quest’ultima percentuale raddoppia se si considera il Mezzogiorno. È ancora ridotta la quota del traporto merci su ferrovia (2%). Anche nel 1° sem. 2013 l’Italia si conferma il 1° partner negli scambi commerciali con l’area MED con 29,3 miliardi di euro di interscambio e di questi, il 76% (pari a 22,2 miliardi di euro) è ascrivibile al trasporto marittimo. I nostri porti movimentano circa 9,6 milioni di teus, di cui il 46% dagli scali del Mezzogiorno; complessivamente movimentano 466 milioni di tonnellate di merci. L’Italia è il 1° Paese dell’UE 27 per merci movimentate in Short Sea Shipping nel Mediterraneo con 204,4 milioni di tonnellate  (37,5% del totale Europa). In Italia vi sono 19 interporti operativi e hanno contribuito allo sviluppo del trasporto intermodale e ferroviario movimentando oltre 1,7 milioni di teu, poco meno di 1 milione di UTI e poco più di 100.000 carri di traffico ferroviario. Secondo elaborazioni di SRM su un panel di oltre 4.400 imprese, il fatturato stimato del settore logistico nel Mezzogiorno è di oltre 8,5 mld €.

Evidenze Regionali: La Campania

La ricerca ha utilizzato l’interscambio commerciale come uno dei parametri per dare la dimensione della dimensione logistica del Paese; il mare e la strada sono le principali modalità utilizzate dalle imprese campane per gli scambi import-export, con il 46% del valore complessivo della merce nel primo caso ed il 26,3% nel secondo (1° sem 2013). Le imprese dei vari settori connessi alla logistica in Campania sono circa 14mila; un quarto sono società di Società di capitale. L’interscambio commerciale tra la Campania ed il resto del mondo al primo semestre 2013 è pari ad oltre 9,8 miliardi di euro, dovuto per il 51,5% all’import e per la restante quota a flussi in uscita dalla regione. Rispetto all’analogo periodo del 2012, si registra un calo del 3,3%. Per quanto riguarda, invece, le aree coinvolte negli scambi, i primi partner della Campania sono i paesi dell’Unione europea che assorbono il 47,3% del totale; seguono quelli dell’Asia orientale (11,5%) e quelli dei restanti territori europei (10,6%). Le principali merci in entrata/uscita dalla regione riguardano, infine, i prodotti alimentari (17,9% del totale) ed i metalli e i manufatti in metallo (15,8%). La regione è ritenuta dalla ricerca come “Area a densità logistica” in quanto possiede requisiti imprenditoriali, infrastrutturali e potenzialità di sviluppo tali da poter rappresentare uno dei territori volano per lo sviluppo del Paese. Per quanto riguarda le opere della Legge 443/01-Obiettivo, l’ultima ripartizione territoriale dei costi del Programma Infrastrutture Strategiche assegna alle opere campane 21,4 miliardi di euro pari al 5,7% del valore nazionale. La maggior parte degli interventi è relativa, tra l’altro alla rete stradale (5,6 miliardi) e ferroviaria (7,2 miliardi). Tra gli interventi logistici principali figurano l’adeguamento ed il potenziamento degli accessi viari e ferroviari dell’hub portuale di Napoli-Salerno (con un costo al 30 settembre 2012 di 261,5 milioni di euro ed una disponibilità del 6,2%) e l’hub interportuale di Nola, Battipaglia, Marcianise/Maddaloni (con un costo di 203,4 milioni di euro ed una disponibilità del 76,7%).