Il Porto di Napoli ormai non è più appetibile e competitivo come un tempo a causa di grosse limitazioni infrastrutturali che nel corso degli ultimi anni hanno provocato un notevole trend negativo dei traffici commerciali. I fondali sono molti bassi e, se vogliamo essere concorrenziali, occorre risolvere rapidamente questo problema rendendo i “fondali” adeguati alle necessità reali e concrete, poiché le Imprese devono far fronte ad una concorrenza agguerrita che si è sviluppata sui mercati a tutti livelli: Nazionali e soprattutto Internazionali. L’ultima protesta spontanea dei lavoratori dei Terminal Conateco e Soteco della scorsa settimana sfociata nel blocco del Porto scaturisce dal fatto che nessuno ha ascoltato le denunce fatte dal Sindacato e dalle stesse aziende che cercavano di dare l’allarme nei confronti di quelle istituzioni che oggi invece sembrano tutte d’accordo sul fatto che il Porto non debba morire. Come mai, mi chiedo, nessuno ha osato fermare la fuga dal nostro scalo di armatori come Ignazio Messina verso Salerno o del Consorzio Asiatico Cosco che ha investito e continua ad investire al Pireo poiché lamenta l’impossibilità tecnica di attraccare Napoli con navi container da 8.000 Teu quelle più usate attualmente dagli armatori mondiali per abbattere i costi del trasporto? Negli ultimi anni ai lavoratori di Conateco e Soteco sono stati chiesti molti sacrifici di natura economica che purtroppo non sono serviti a superare la crisi; oggi le due società hanno proposto alle OO.SS. e agli stessi lavoratori, al fine di mantenere gli attuali livelli occupazionali, il ricorso alla CIG ordinaria che deve essere solo ed esclusivamente di natura temporanea e non deve diventare lo strumento per risolvere i problemi economici delle due aziende. Le scelte aziendali, seppur drastiche e dolorose, devono essere concertate e condivise con il Sindacato che non si è mai sottratto a trovare soluzioni che non comportino ulteriori vessazioni economiche nei confronti dei lavoratori peraltro già preoccupati del proprio futuro lavorativo. Bisogna affrontare seriamente i problemi atavici dello scalo napoletano dando idonee soluzioni e risposte concrete a chi oggi protesta preoccupato del proprio futuro occupazionale, e fermare le scelte dei grandi armatori che preferiscono altri scali a quello napoletano solo perché più convenienti e attrattivi e privi di lungaggini burocratiche e beghe politiche. Gli interventi da attuare per risollevare le sorti del Porto sono molteplici ma occorre dare delle priorità come la risoluzione del nodo dell’escavo dei fondali e il completamento della vasca di colmata per la realizzazione del Terminal di Levante che potrebbero sicuramente dare la possibilità di attrare nuovi traffici dando così nuova linfa al Porto e lavoro per tutta la comunità portuale. Auspico che la soluzione dei problemi venga portata avanti con forza a livello locale ma soprattutto a livello nazionale con l’impegno di tutti (Sindacati, Imprese ed Istituzioni) al fine di evitare la perdita di ulteriori fette di mercato per il nostro scalo.
GENNARO IMPERATO
SEGRETARIO FIT CISL PORTUALI