I sindacati chiedono un percorso condiviso per scongiurare il far west delle regole
Adesione piena per lo sciopero nel porto di Napoli e traffico bloccato nello scalo per tutta la mattinata. Ampia partecipazione di tutti i lavoratori per la manifestazione a livello nazionale indetta dalle tre sigle sindacali del comparto contro gli indirizzi che emergono dalle ipotesi di riforma della legge 84/94. Una protesta non “contro” il processo di riorganizzazione, considerato anzi “necessario”, ma a favore di un percorso condiviso anche con le rappresentanze del lavoro e in grado di mantenere ciò che di buono è stato fatto in questi anni . “Oggi il lavoro nei porti – sottolinea non a caso il documento unitario di FitCgil, FitCisl e Uiltrasporti – è regolato sulla base di leggi e contratti che assicurano capacità professionali che permettono alle imprese di operare con continuità, assicurando la indispensabile flessibilità che il servizio richiede per renderlo competitivo”.
Pesa, senza dubbio, l’esclusione dai tavoli dove si è discusso il futuro assetto dei porti. Conta, ancora di più, il timore di una “deregolamentazione selvaggia”; il tentativo “di abrogare le norme esistenti che a tanti possono sembrare lacci e laccioli ma che nella realtà assicurano la sicurezza nelle attività, diritti dei lavoratori, la tenuta del settore”. Sotto accusa anche l’esautoramento delle funzioni autonome della Autorità portuali laddove non è previsto né l’integrazione dei bacini logistici né la garanzia dell’applicazione del contratto dei porti. Su questo punto, in particolare, la scelta che emerge è chiara: “l’Ap deve poter rappresentare un ente forte, rappresentativo e quindi con funzioni di guida/indirizzo di sistemi produttivi complessi ed estremamente rilevanti nelle prospettive di crescita del sistema Paese”.
Rivendicazioni di carattere generale che a Napoli si intrecciano con la situazione di crisi che attanaglia il porto, sempre più paralizzato dalla mancanza di decisioni circa la nomina del nuovo presidente. “Gli oltre settecento giorni di commissariamento dell’Ap – spiega Vita Convertino, rappresentante rsu di FitCgil – testimoniano l’impasse di questi anni in cui la politica ha letteralmente tenuto prigioniero il porto. La stessa che, anziché riformare, punta a smantellare il sistema delle regole sulle banchine”. Discorso condiviso anche dal coordinatore porti Fit Cisl di Napoli, Gennaro Imperato: “alle prese con un commissariamento fiume, che di fatto rende difficile la possibilità di una programmazione strategica, il porto sta vivendo la sua stagione più drammatica. I ritardi nella risoluzione delle problematiche infrastrutturali e la crisi occupazionale mettono a rischio la stessa centralità del suo ruolo economico”. Una preoccupazione generalizzata che potrebbe riservare nel prossimo futuro ulteriori proteste per la situazione locale.
La posizione dei segretari regionali
“La Campania – evidenziano Franco Tavella (Cgil), Lina Lucci (Cisl) e Anna Rea (Uil) – che è dotata di ben sei porti di cui tre di caratura nazionale ed internazionale, potrebbe e dovrebbe godere di grandi benefici per una gestione ottimale del sistema della portualità, ma il Ministro Lupi negli ultimi 24 mesi ha dato dimostrazione di un totale disinteresse nei confronti di questa parte del territorio lasciando il Porto di Napoli nelle mani di commissari straordinari e privandolo nei fatti di un presidente, ovvero di una guida autorevole con un incarico pluriennale in grado di superare criticità che appaiono giorno dopo giorno sempre più gravi ed insormontabili. I continui definanziamenti degli ultimi mesi, la mancanza di nuove previsioni di investimento e la perdita dei finanziamenti Europei sono la prova tangibile di una degenerazione che sembra figlia di una perversa strategia a danno della Campania”. Le segreterie confederali di Cgil, Cisl e Uil della Campania, “sollecitano il Ministro Lupi a definire una concreta azione di rilancio per garantire una guida stabile e un futuro dignitoso al Porto di Napoli e ai suoi lavoratori”.