Ennesimo no alla modifica dell’assetto del lavoro portuale
Niente autorizzazione al regime di autoproduzione. La Commissione consultiva del porto di Palermo e Termini Imerese si è pronunciata maniera contraria alle richieste di GNV e Compagnia delle Isole (ex Siremar). Dopo Genova e Savona, con analoga rivendicazione da parte della Grimaldi, arriva dalla Sicilia un ulteriore no alla modifica dell’assetto del lavoro portuale. “Ci corre l’obbligo di dialogare con le compagnie armatoriali assieme con i colleghi dei marittimi, a difesa del lavoro e dei diritti dei lavoratori”, spiega Ugo Milone, coordinatore nazionale Fit Cisl. “Tuttavia – sottolinea – non è possibile risolvere i problemi abbassando gli standard di sicurezza facendo svolgere le operazioni portuali a personale non qualificato e che magari ha già svolto il proprio turno di lavoro prima di attraccare in porto”.
La rivendicazione avanzata dalle due compagnie marittime ad effettuare “in proprio” le operazioni di rizzaggio, derizzaggio e taccaggio aveva suscitato nei giorni scorsi la reazione unitaria dei sindacati, pronti a chiamare in causa Assoporti e il Ministero dei Trasporti. A preoccupare, soprattutto, l’impatto occupazionale (il 90% delle maestranze palermitane sono occupate in questo servizio) e i rischi legati alla sicurezza. L’autoproduzione, secondo i rappresentanti dei lavoratori, andrebbe applicata “solo nei porti dove non è possibile avvalersi dei lavoratori portuali, come già ribadito nei contratti di lavoro internazionali del settore marittimo” e, comunque, autorizzata “esclusivamente quando le navi sono dotate di mezzi adeguati alle operazioni da svolgere, con personale esclusivamente dedicato all’esercizio di tali operazioni, non fungibile, assunto con libretto di navigazione e aggiunto in tabella d’armamento”.
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