Non basta l’arrivo della nave in porto. L’esperienza della crociera deve proseguire a terra. E agganciare le risorse di un territorio che deve essere in grado di cogliere le opportunità legate all’unica attività del comparto turistico immune dalla crisi. È quanto emerso dalla tavola rotonda “Porto di Salerno: crociere, turismo, commercio e opportunità per il territorio”, tenutasi al Punto Mare Manfredi. L’appuntamento, organizzato dal Propeller Club port of Salerno, ha fatto il punto sullo stato dell’arte, con interventi di esperti del settore e rappresentanti delle maggiori compagnie operanti nel Mediterraneo. Punto di partenza, il successo crescente dello scalo cittadino, giunto nel giro di un decennio ad una movimentazione di oltre 140 mila passeggeri e tuttora in attesa delle infrastrutture che costituiranno il futuro Polo dedicato. “Risultati importanti – ha sottolineato il presidente dell’Autorità portuale, Andrea Annunziata – frutto delle scelte delle più importanti compagnie che hanno creduto nel porto anche nei momenti più difficili. Con l’arrivo della Stazione Marittima e della relativa banchina, ci libereremo della zavorra che ci ha frenato”. Una fiducia alimentata anche dall’invidiabile “stato di salute” delle crociere evidenziato da Francesco Di Cesare, Presidente di Risposte Turismo Srl. Oltre 11 milioni di passeggeri previsti per il 2015 (di cui il 35,1% concentrato nel Tirrenio centro-meridionale) e Campania quarta realtà della penisola con 7 porti attivi e il 12,4% dei passeggeri totali. “Il settore – ha spiegato – è caratterizzato da una forte concentrazione sia sul lato dell’offerta sia su quello della portualità. Ciò che più conta è però il peso dell’impatto economico sul territorio di cui nave e passeggero sono solo l’aspetto visibile”. Il riferimento è alla lunga filiera che sta alle spalle dell’approdo di un’unità turistica e che riguarda, ad esempio, gli approvvigionamenti tecnici, la manutenzione, le forniture alimentari e, non ultime, “le spese dell’equipaggio e degli investimenti infrastrutturali”. Motivi per cui puntare sulle crociere “non può essere una moda passeggera”. “Se un territorio vuole andare in questa direzione – ha messo in guardia Di Cesare – deve crederci fino in fondo, attrezzarsi. Altrimenti il rischio è il fallimento”. Posizione condivisa anche da Anna Karini Santini, Public Relations and Port Development Manager di Royal Caribbean, che ha lamentato la mancanza di dialogo tra istituzioni e player del mercato. “A noi – ha affermato – non interessa la bellezza o meno di una Stazione Marittima o di qualsiasi altra infrastruttura. Ciò che fa la differenza è la sua funzionalità, la capacità di operare in modo efficiente e veloce. La decisione che ci fa scegliere un approdo o un altro, è legata soprattutto a quello che c’è alle spalle del porto. Per agganciare i turisti è necessario un marketing territoriale semplice ed efficace”. Presente al dibattito anche Massimo Bernardo – Presidente Propeller Club Port of Venezia – che ha aggiornato sulla situazione critica che sta vivendo il porto veneto, alle prese con la scelta di alternative valide al passaggio delle navi in laguna. “Quasi nessuno o pochissimi – ha ammonito – hanno capito che a decidere se mantenere ed implementare o ridurre il traffico all’home port di Venezia saranno esclusivamente quelle compagnie di navigazione che, da un anno all’altro, debbono con grande anticipo programmare le proprie rotte con tutto ciò che comporta a terra in termini di servizi. Intanto – ha proseguito – l’alto Adriatico è scattata tra i porti la corsa, meglio una vera e propria guerra, tra chi intende accaparrarsi questo importante traffico”. Un invito a non sottovalutare il volano economico rappresentato dall’industria crocieristica cui non si è sottratto il presidente del Propeller Club di Salerno, Alfonso Mignone. “Rilanciare l’economia del mare significa rilanciare l’economia del Paese. Abbiamo il porto, abbiamo le navi, invito le risorse del territorio a non perdere quest’occasione. È il momento di dare risposte”.