• 22 Novembre 2024 13:05

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Critiche per la cancellazione della misura nel Decreto Sviluppo. Ma di cosa si tratta?

 

Assologistica esprime la sua preoccupazione per l’eliminazione dal recente Decreto Sviluppo dello Sportello Unico denunciando la “sperequazione” con gli altri paesi europei derivante dalla mancata semplificazione delle pratiche doganali.

“Il gap burocratico – commenta Carlo Mearelli, Presidente dell’associazione – ancora una volta penalizzerà il sistema italiano. E’ grave non perseguire un’attività di oggettiva semplificazione che per l’economia italiana è una delle principali leve di ripresa e di sviluppo. Senza semplificazione si amputa la logistica nazionale della capacità competitiva sui mercati internazionali, con gravi conseguenze per le attività produttive e commerciali che insistono sui nostri territori”.

La presa di posizione di Assologistica arriva a meno di 48 ore da un simile pronunciamento di Confapi Trasporti e, in attesa di ulteriori reazioni, che non mancheranno, si aggiunge a un dibattito  sul tema dello “sportello unico doganale” in corso da anni.

Ma di cosa si tratta, in definitiva?

Considerato un obiettivo strategico nel redigendo Piano Nazionale della Logistica, lo “sportello unico” (previsto dal Reg. CE n. 450/2008 e dalla legge 350/2003 e relativo DPCM n. 242 del 4/11/2010) nasce dalla necessità di eliminare le inefficienze provocate dalla dilatazione dei tempi di sosta delle merci nelle strutture portuali, aeroportuali, interportuali.

In Italia, infatti, a differenza di altri Paesi dell’Ue, esistono ben 18 organismi controllori che, spesso, si sovrappongono nei relativi interventi. Con costi (in termini di movimentazioni all’interno dei terminal, di costi di carico e scarico, di ulteriori spese di stoccaggio delle merci, con incrementi di costi di trasporto, assicurativi e bancari generati dai ritardi nello svincolo) che sono stati quantificati in almeno 2 miliardi di euro (che arrivano a 5 considerando i traffici persi a favore dei porti del Nord Europa).

La situazione, secondo la Consulta dell’Autotrasporto e della Logistica, che ha recentemente inviato al ministro Passera le prime misure di attuazione del Piano della Logistica 2011-2020, potrebbe essere corretta rapidamente attraverso una serie di misure, a costo zero, “di coordinamento degli uffici e di efficientamento delle risorse disponibili”.

Tra queste, una maggiore flessibilità dell’organico doganale, “in modo da assicurare la piena operatività (H24), come peraltro già avviene in altri Stati membri dell’Unione europea”, “l’allineamento degli orari di servizio di tutti gli organi che esercitano funzioni di controllo sulle merci”, l’accorpamento dei punti di ingresso ed uscita delle merci dal/nel territorio italiano in appositi “centri polifunzionali di servizi”.

A livello legislativo la Consulta ha avanzato, inoltre, una proposta di modifica del DPCM n.242 che attribuisce all’Agenzia delle Dogane “il potere di autorizzare una presentazione anticipata della dichiarazione doganale, in modo da evitare disagi gravi agli operatori per via delle soste e movimentazioni aggiuntive a cui sono soggetti i container nei porti, negli aeroporti e negli interporti, qualora le merci in essi contenuti debbano attendere il rilascio di tutte le autorizzazioni e certificazioni prescritti per il loro sdoganamento”.

“La reale posta in gioco – sottolinea la l’organo guidato da Bartolomeo Giachino –  è la ricerca e la definizione di nuovi assetti organizzativi del sistema portuale ed aeroportuale, con l’obiettivo di facilitare i flussi commerciali con l’estero, sull’esempio di quanto sta accadendo in particolare nei porti del Nord Europa ove si è ormai radicato il concetto di Port Community”.

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