Accolte richieste del Codacons. società si impegna a non chiedere pagamenti per i periodi di chiusura delle palestre durante il lockdown
10 agosto 2021 – L’Antitrust ha comunicato di aver chiuso il procedimento aperto contro la nota catena di palestre McFit, dopo che la società si è impegnata ad adottare misure a tutela dei propri clienti danneggiati dalla chiusura degli impianti durante il lockdown del 2020.
Una vicenda quella delle palestre che non riconoscevano rimborsi o voucher agli utenti per i periodi di chiusura delle strutture più volte denunciata dal Codacons nel corso dell’emergenza sanitaria dello scorso anno, e sfociata nell’apertura di una procedura per pratica commerciale scorretta da parte dell’Antitrust.
Al centro delle contestazioni la richiesta di pagamento da parte della catena McFit e il prelievo dal conto corrente dei consumatori delle rate di abbonamento dei mesi da marzo a maggio 2020 (periodo in cui gli impianti sportivi sono rimasti chiusi), nonché la preclusione della possibilità contrattualmente prevista di sospendere l’abbonamento in questo periodo e il rifiuto opposto ai consumatori di sciogliere il contratto ai sensi dell’art. 216, comma 4, d.l. 34/2020
Nel provvedimento con cui l’Autorità accoglie gli impegni della catena Mcfit e chiude la pratica per violazione del Codice del Consumo, si legge:
“la società continuerà a non richiedere agli abbonati che non lo hanno eseguito il pagamento delle quote di marzo, aprile e maggio 2020 e attribuisce ai consumatori pregiudicati dal prelievo delle rate contrattuali dei mesi di marzo e aprile 2020 la possibilità di ottenere un periodo di fruizione gratuita della palestra di pari valore”; “il riconoscimento della facoltà per i consumatori di sciogliersi dal contratto coerentemente con l’art. 216, comma 4, d.l. 34/2020 secondo cui, a seguito della sospensione delle attività sportive, ricorre la sopravvenuta impossibilità della prestazione nei contratti di abbonamento, ex art. 1463 c.c.”.
“gli impegni appaiono in grado, nel loro complesso, di rimediare ai pregiudizi causati ai consumatori dalle pratiche commerciali contestate; le soluzioni prospettate, infatti, sono in grado di risolvere sostanzialmente le criticità evidenziate in avvio e appaiono coerenti con l’obiettivo delle normative emergenziali consistente nel contemperare l’interesse dei consumatori pregiudicati dalle chiusure con l’interesse dei professionisti ad evitare una diffusa crisi di liquidità causata dalla restituzione delle somme pagate per prestazioni non eseguibili.”
La nota catena di palestre è stata quindi costretta a rimediare ai propri errori, e a correggere le proprie politiche commerciali, nel rispetto dei diritti degli utenti che, nei mesi di lockdown, non hanno potuto usufruire dei servizi e pertanto non sono tenuti al pagamento delle rate e devono ottenere il rimborso delle somme addebitate sul conto corrente – commenta il Codacons.