• 26 Aprile 2025 15:56

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Parco nazionale del Gargano: Da anni privo del consiglio direttivo e degli strumenti di pianificazione

Roma – L’Italia vanta un vasto e importante sistema di aree naturali protette di cui fanno parte 25 parchi nazionali, strumento più alto di conservazione nel nostro Paese. L’istituzione dei parchi rappresenta quindi un elemento qualificante e necessario per la conservazione e la valorizzazione di un territorio, ma deve essere seguito da una corretta ed efficace gestione.

Purtroppo, questo non sempre avviene: a dicembre 2024 ben 10 parchi nazionali (il 40% di quelli esistenti) risultavano privi del consiglio direttivo, organo la cui nomina è di competenza del Ministro dell’ambiente e al quale la legge quadro sulle aree naturali protette (Legge n. 304/1991) assegna il compito di gestione dei singoli Enti Parco. Un caso emblematico di questa situazione è rappresentato dall’Ente Parco Nazionale del Gargano, uno dei più importanti parchi dell’Italia meridionale, individuato nel 1991 e istituito nel 1995 su 121.118 ettari nel territorio di 18 comuni della Puglia. L’Ente Parco da anni non rispetta il sistema di governance previsto dalla legge. Il 7 agosto 2019 è stato nominato come Presidente del Parco Pasquale Pazienza che ha svolto le funzioni di presidente senza il Consiglio direttivo per quasi tutto il suo mandato: il Consiglio del Parco, infatti, essendo stato nominato in precedenza, è scaduto il 16 giugno 2020 e da allora non è mai stato rinnovato. Il 6 agosto 2024 è scaduto anche il mandato del Presidente Pazienza che è comunque rimasto in carica grazie alla prorogatio fino al 20 settembre 2024.

Al termine anche del periodo di prorogatio, il Ministro dell’ambiente, invece di provvedere alla nomina di un nuovo Consiglio e di un nuovo Presidente, ha inspiegabilmente scelto di nominare un Commissario straordinario individuando ancora una volta lo stesso Pazienza che è rimasto in carica fino al 31 dicembre 2024. Scaduto anche il primo mandato di Commissario, Pazienza è stato riconfermato come Commissario e lo scorso 8 aprile è stato ulteriormente rinnovato fino al 30 giugno 2025. Più che come un Ente di diritto pubblico, il Parco Nazionale del Gargano è stato gestito negli ultimi cinque anni come una monarchia! Ma anche la funzione di Direttore del Parco è stata problematica: la direttrice del Parco nominata nell’aprile del 2020 non è stata confermata a settembre dello stesso anno dal Presidente Pazienza (in quel momento già privo del Consiglio) per mancato superamento del periodo di prova, motivato da argomenti che dopo anni di giudizio sono stati ritenuti infondati. Questa situazione ha avuto indubbiamente ripercussioni anche sulla gestione ordinaria dell’Ente.

A trent’anni dalla sua istituzione, il Parco è ancora privo del Regolamento (art. 11 della Legge n. 394/1991), del Piano (art. 12 della Legge n. 394/1991) e persino del Piano pluriennale economico e sociale (art. 14 della Legge n. 394/1991): trent’anni non sono stati sufficienti all’Ente e alla Comunità del Parco (formata dai rappresentanti degli enti locali i cui territorio rientrano nel Parco) per approvare gli strumenti che per la legge si sarebbero dovuti approvare entro due anni dall’istituzione del Parco. E trent’anni di inadempienza non sono stati sufficienti per spingere il Ministero dell’Ambiente ad attivare i poteri sostitutori che pure sono previsti dalla legge (art. 12, comma 5, della Legge n. 394/1991) per dotare il Parco degli strumenti di pianificazione e regolamentazione necessari per perseguire gli obiettivi di conservazione e promozione del territorio.

A giugno scadrà l’ennesima proroga del Commissario ex-Presidente. Cosa farà il Ministro dell’Ambiente? Nominerà finalmente un consiglio direttivo e un presidente per fare quanto si attende da decenni? Sceglierà persone con comprovate esperienze nella gestione di aree naturali protette? Imporrà tempi certi per l’approvazione degli strumenti di pianificazione e regolamentazione del Parco ricorrendo anche ai poteri sostitutivi, vista l’inadempienza protrattasi per 23 anni? E, nella malaugurata ipotesi si volesse continuare nel commissariamento, almeno si potrà sperare che venga nominata una figura non direttamente coinvolta nella gestione pregressa?