Bocciata l’ipotesi della vasca di colmata la palla passa al governo
Ancora un niente di fatto per il dragaggio del porto di Pescara. Gli esperti dell’Ispettorato interregionale alle opere pubbliche hanno bocciato l’ipotesi di utilizzo della vasca di colmata presente nello scalo come sito di deposito dei materiali di risulta. L’intervento “costerebbe tra i dieci e i venti milioni di euro e richiederebbe dagli otto ai dodici mesi di tempo, a seconda della quantità di materiale da rimuovere, che può variare da 125mila a 257mila metri cubi”.
La notizia è arrivata al termine di una riunione tra il presidente della Provincia Guerino Testa, il sindaco di Pescara, Luigi Albore Mascia e il direttore ambientale dell’Arta Abruzzo, Giovanni Damiani, durante la quale sono state avanzate altre ipotesi operative che “andranno sottoposte all’attenzione del ministero dell’Ambiente”.
Tra quelle indicate, il trasporto del materiale dragato in discarica o in un’altra vasca di colmata o la sua riutilizzazione a seguito di trattamento da effettuare direttamente nel porto o in un apposito impianto. Più difficile l’idea di realizzare un’altra vasca di colmata nell’area portuale: sarebbe necessaria una variante al Prp, peraltro ancora in via di approvazione.
“Saranno i ministeri competenti – annunciano Testa e Mascia – a dover decidere, a questo punto. Tutte le possibili soluzioni indicate oggi sono attuabili solo nel giro di alcuni mesi e richiedono investimenti consistenti che il Governo stesso dovrà effettuare. Tutte strade, peraltro, che affrontate in regime di ordinareità non consentiranno mai al porto di Pescara di uscire dall’emergenza. Aspettiamo quindi di essere convocati a Roma dai ministeri dell’Ambiente e dei Trasporti”. Chiediamo di sapere a strettissimo giro in che modo il Governo, proprietario dell’infrastruttura, intende salvarla dalla chiusura definitiva”.
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