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Pinocchio rank, migliora la misurazione dei traffici portuali italiani

DiGiovanni Grande

Apr 16, 2015

La difformità tra le rilevazioni Istat e le statistiche fornite dalle Ap ad Assoporti sulla movimentazione merci delle banchine italiane si sta riducendo. La discrepanza, originata in parte dalle differenti modalità di raccolta ed elaborazione dei dati, è monitorata annualmente dalla “pinocchio rank”, pubblicazione a cura dei membri dell’associazione Sipotra, Luca Antonellini, Sandra Bini e Massimiliano Dumini. L’idea alla base della classifica è semplice: affiancare le cifre attribuite ai singoli porti, calcolando lo scostamento relativo ai traffici rilevati. Ne risulta anche in questa edizione un andamento in linea con gli anni precedenti. Se per un certo numero di scali le oscillazioni risultano statisticamente “accettabili” – è il caso di un gruppo di porti (Venezia, Civitavecchia, Ravenna, Monfalcone, Marina di Carrara, Messina, Ancona e Savona) il cui scarto si aggira sul 5% – per altre realtà i risultati sembrano contraddire i normali modelli di previsione matematica. Al porto di Catania, ad esempio, Assoporti assegna 5.848 tonnellate contro le 2.812 di Istat (+51,9%): stesso discorso per Salerno (44,9%; +4.920 tonnellate), Napoli (35,1%; +7.951 tonnellate), la Spezia (22,1%; +3.434) e Trieste (con il picco massimo di +10.600 tonnellate, +18,7%). Differenze (calcolate in base ai traffici 2013, gli ultimi disponibili per la comparazione) ad ogni modo ridotte rispetto ai massimi registrati negli anni passati, quando le divergenze a Bari, Salerno e Catania superarono addirittura il 90%. “Merito – sottolinea Antonellini – di un miglioramento nei criteri di misurazione. Uno sforzo che ha visto sia Assoporti, sia l’Istat alla ricerca di modelli capaci di fornire dati più accurati, fornendo un quadro della situazione meno suscettibile di ambiguità interpretative”. Ma a quali fattori è dovuta la discordanza delle statistiche? In gran parte alla disparità di criteri adottata. “Ogni Ap usa un suo metodo, riferendosi ai dati forniti dalle Capitaneria di porto, dalle Dogane, dai terminalisti o a un mix di tutto questo. L’Istat, a sua volta, misura solo la merce in movimento, facendo la tara su container o rotabili”. La problematica, comunque, non riguarda solo il nostro paese. “Non bisogna dimenticare – ricorda Antonellini – che i dati Istat vanno a comporre la parte italiana delle statistiche Eurostat. Le stesse usate dalla Commissione europea per individuare i criteri quantitativi dei core node della Rete Transeuropea dei Trasporti (Ten-T). E’ anche per questo che già dall’anno scorso è stato attivato un gruppo di lavoro tra Espo ed Eurostat per arrivare a un modello condiviso”.