Taranto, 29 Luglio 2019 – Da più parti, attraverso articoli e comunicati stampa, si registrano negli ultimi giorni interventi di opinionisti ed “esperti” del settore marittimo che mirano a gettare ombre sulla scrivente agenzia marittima, la quale ha iniziato ad operare nel Porto di Taranto lo scorso 3 giugno.
Tra questi figura anche il Consigliere regionale Gianni Liviano, il quale ha chiesto che la IV commissione consiliare della Regione Puglia ascolti il Presidente dell’AdSP del Mar Ionio, Sergio Prete, i responsabili di ArcelorMittal e il Senatore cinquestelle Mario Turco, dopo una mozione presentata in Consiglio regionale, nella quale, insieme al suo collega martinese Donato Pentasuglia, ha sollevato “il problema della decisione di ArcelorMittal di costruire relazioni economiche con la società Lbh Italia finalizzate alla gestione dell’intero traffico marittimo e che la stessa risulterebbe essere controllata da un unico socio avente sede legale nell’isola Anguilla, paradiso fiscale dei Caraibi inserito nella lista nera dal governo italiano. Cosa, questa, che pone limitazioni fiscali ai rapporti economici e commerciali che si intrattengono tra le aziende italiane e i soggetti ubicati in tale territorio”.
Queste affermazioni, del tutto gratuite, impongono una radicale smentita.
Innanzitutto non esiste alcun accordo tra ArcelorMittal ed LBH Italy affinchè quest’ultima gestisca per conto della prima l’intero traffico marittimo relativo allo stabilimento di Taranto. Infatti LBH Italy sta operando esclusivamente in relazione al traffico in import relativo alle materie prime (carbone/minerale di ferro).
Bisogna considerare che a livello globale LBH Group, cui LBH Italy fa riferimento, è presente con sue filiali in ventidue paesi nel mondo. In questo contesto generale è fiduciaria di ArcelorMittal Shipping di Londra (che si occupa di noleggiare le navi che trasportano per conto del gruppo indiano le materie prime in tutto il mondo) in quasi tutti i Paesi dove i carichi di materie prime vengono imbarcati. Questo il più ampio scenario nel quale va a collocarsi la prestazione di servizi marittimi da parte di LBH Italy, soggetta alla normativa italiana – anche fiscale – in quanto iscritta presso la CCIAA di Taranto ove ha sede legale ed operativa, ed i cui dipendenti sono tutti tarantini.
Inoltre, anche in questo caso – come facilmente verificabile da parte di chiunque non voglia esporsi ad affermazioni inesatte – non risponde al vero la circostanza secondo cui il socio unico della LBH Italy abbia sede in un paese iscritto nella cosiddetta “black list”.
Da ultimo il Consigliere Liviano, quando chiede ad ArcelorMittal di ripristinare ”la situazione antecedente quando, durante la gestione Riva, il lavoro era ben suddiviso tra le venti agenzie marittime operanti nel porto di Taranto” non si dimostra bene informato in ordine alle pregresse vicende, poiché è bene ricordare che il Gruppo Riva all’epoca utilizzava un’agenzia di fiducia, non tarantina, alla quale fu affidato l’intero traffico di navi in import ed export.
Alla luce di queste considerazioni LBH Italy sta valutando ogni possibile azione in ordine alla tutela della propria immagine e dei propri interessi.
Denis Pack
Amministratore Unico
LBH ITALY