Per Trasportounito e CNA-Fita non basta la sterilizzazione dell’IVA
Oltre il limite di guardia. La crescita abnorme del costo del gasolio è ormai tale da pregiudicare la funzionalità dell’intero sistema italiano del trasporto, minacciando concretamente la paralisi dell’autotrasporto, settore, questo, che “muove” più del 90% delle merci in Italia.
L’allarme arriva da Trasportounito che invita il Governo ad agire prontamente. Non solo sul versante della “sterilizzazione” dell’Iva, misura che giova poco sul settore, ma agendo sulle accise e nei confronti delle compagnie petrolifere che “dietro il paravento di sconti all’utente finale continuano a beneficiare di una palese sproporzione fra il costo del greggio e il costo delle benzina praticato nelle stazioni di servizio”.
“Va imposta alle Regioni – spiega Franco Pensiero, presidente dell’associazione – la restituzione delle accise regionali alle imprese di autotrasporto, così come per altro previsto e consentito sin dal 2003 dall’Unione europea”.
Secondo Trasportounito è necessario anche rivedere anche le norme nazionali sugli acquisti collettivi di carburante da parte delle imprese di autotrasporto, determinando un sistema di forte incentivazione.
Secondo alcune rilevazioni effettuate da CNA-Fita “l’Italia, sul prezzo alla pompa come su quello extra rete, rimane fuori dal mercato europeo”. La Francia, la Spagna come la Polonia o la Slovenia possono infatti contare su un differenziale al litro di circa 0,23 centesimi in media a loro favore.
Tra le proposte avanzate in un recente incontro presso il ministero dello Sviluppo economico dall’associazione il rimborso delle accise esclusivo per il conto terzi come accade già per i pedaggi autostradali e per i bonus ambientali delle autostrade del mare. “Equiparare il conto proprio al conto terzi è sbagliato e oggi sul caro carburante – ha detto Cinzia Franchini presidente CNA – il governo può finalmente avviare un’importante riforma che incentivi l’autotrasporto più sostenibile e sicuro”.