Un unico superstite. L’Unhcr: “quest’anno già 170 morti”
Era partito alla fine di giugno dalle spiagge libiche con 55 persone a bordo. Dopo un giorno di navigazione, in vista delle coste italiane, è stato risospinto indietro dai forti venti. È cominciata così l’odissea durata una quindicina di giorni del gommone protagonista dell’ennesima tragedia del Mediterraneo.
A raccontarla l’unico sopravvissuto, un eritreo, avvistato due notti fa da alcuni pescatori e tratto in salvo dalla guardia Costiera tunisina.
L’uomo, soccorso mentre era aggrappato a resti dell’imbarcazione ed una tanica, ha affermato che sul gommone non c’era acqua a bordo e che i passeggeri avrebbero iniziato a morire per disidratazione.
“Mi appello ai comandanti delle imbarcazioni nel Mediterraneo affinché prestino la massima attenzione a possibili casi di migranti e rifugiati in difficoltà che necessitano di essere soccorsi,” ha affermato T. Alexander Aleinikoff, vice Alto Commissario delle Nazioni Unite per i Rifugiati. “Il Mediterraneo è uno dei tratti di mare più trafficati del mondo ed è fondamentale che l’antica tradizione del salvataggio in mare continui ad essere rispettata”.
Dall’inizio dell’anno ad oggi circa 1.300 persone sono giunte via mare in Italia dalla Libia. Un’imbarcazione con 50 fra eritrei e somali è tuttora in mare aperto dopo che l’altro ieri i passeggeri hanno rifiutato il soccorso delle Forze Armate Maltesi.
Nel 2012 fino ad ora sono giunte a Malta circa 1.000 persone, in 14 sbarchi. Altre due imbarcazioni sono state intercettate dai maltesi ma hanno continuato il loro viaggio verso l’Italia.
L’UNHCR stima che quest’anno siano circa 170 le persone morte o disperse in mare nel tentativo di giungere in Europa dalla Libia.