La nave arenata per sei mesi sul lungomare
La pagina Facebook conta 1.889 “mi piace”. Qualcuno, nei commenti sparsi nel web, esprime un’improbabile nostalgia. Ha ispirato una canzone folk e sarà al centro di una mostra fotografica fino al prossimo 10 febbraio (Punto Einaudi, Piazzetta Barracano). Yasmina Kingstown, la nave che giusto 10 anni fa fece naufragio sul lungomare cittadino, occupa stabilmente un piccolo cantuccio nell’immaginario collettivo di Salerno.
Era il 4 febbraio del 2003 quando l’unità proveniente dalla Cina con venti uomini di equipaggio fece la sua apparizione nel mare salernitano. Le condizioni meteo proibitive (vento: 70 nodi; mare: forza otto) avevano suggerito di metterla in sicurezza in rada. Poi, forse per negligenza del comandante, la Yasmina va alla deriva. E si arena nello specchio d’acqua antistante la zona di Torrione. A circa 50 metri dalla riva.
Comincia l’incubo di un possibile disastro ambientale. La nave contiene in pancia 34 tonnellate di nafta, 17 mila litri di olio combustibile, 160 tonnellate di nafta solida e i primi tentativi di recupero – con il lavoro incessante dei tre rimorchiatori presenti a Salerno – si risolvono in un nulla di fatto. Arrivano da Napoli anche i rimorchiatori “Mastino” e “Punta Campanella”: si occuperanno delle operazioni preliminari di sicurezza, con l’ausilio di una draga e di due pescherecci per la rimozione della sabbia ai lati dello scafo, così come previsto dal piano di un “savage master” arruolato dall’armatore.
Ma la nave sembra impuntarsi. Quasi perpendicolare alla linea di costa (la prua spostata di 52° dalla posizione d’origine) Yasmina resisterà ben 169 giorni in cui sarà sottoposta a una serie di complesse operazioni. Alla fine il rimorchiatore Olanda e la draga Salamander (che scava un canale di 120 metri sotto la chiglia aspirando la sabbia) l’avranno vinta.
Yasmina lascerà il porto di Salerno il 15 ottobre 2003. Salutata, come uno spettacolo itinerante, dalle bancarelle che nel frattempo si erano insediate sul lungomare.