Roma, 15 marzo 2019 – “Un decreto-legge che semplifichi e acceleri le procedure per sbloccare i cantieri è opportuno. Come Regioni abbiamo avanzato proposte e altre ne faremo nei prossimi giorni, ma tutto ciò che va in questa direzione rappresenta un fatto positivo”, lo ha dichiarato il Presidente della Conferenza delle Regioni e delle Province autonome, Stefano Bonaccini, al termine del confronto odierno a palazzo Chigi fra il Governo, le Regioni, le Province e i Comuni.
“Abbiamo sottoposto al Governo – ha spiegato Bonaccini – anzitutto tre questioni fondamentali.
La prima riguarda una serie di modifiche al Codice dei contratti pubblici che da tempo stiamo chiedendo per un’accelerazione degli interventi, sia per quelli urgenti di protezione civile, sia per la realizzazione ordinaria delle opere. La seconda è che sulla scorta del modello del decreto per Genova, siano previste deroghe per le assunzioni nelle strutture regionali dedicate alla realizzazione degli interventi per accelerare l’utilizzo di tutte le risorse previste. Abbiamo poi sottolineato, come terza questione, l’esigenza di dare attuazione all’Accordo del 1° dicembre 2018 in materia sanitaria che prevede un programma pluriennale di investimenti per le ristrutturazioni edilizie e l’ammodernamento tecnologico delle strutture sanitarie di 28 miliardi di euro per il periodo 2021-2033. Occorre sbloccare rapidamente la delibera di riparto al Cipe. Infine abbiamo anche rappresentato al Governo – ha aggiunto Bonaccini – il fatto che non si comprende come mai determinate opere, che hanno già progetti definitivi o esecutivi approvati e finanziamenti certi stanziati, da tanti mesi siano bloccate e non ancora partite. Mi auguro che i confronti bilaterali fra ogni singola Regione e il Governo – che abbiamo chiesto e ottenuto nel corso del confronto odierno -sgomberino il tavolo da inadempimenti e resistenze, talvolta anche politiche. Se in questo Paese non ripartono i cantieri e non vengono realizzate le opere infrastrutturali necessarie c’è il rischio che nei mesi la recessione tecnica diventi una recessione di fatto. Uno scenario – ha concluso il Presidente della Conferenza delle Regioni – che il Paese non si può permettere”.