• 16 Settembre 2024 21:29

Seareporter.it

Quotidiano specializzato in politica dei trasporti marittimi

Sigilli al porto turistico di Fiumicino

Commesse opache  e materiali scadenti fanno naufragare “Porto della Concordia”

 

Un meccanismo di affidamento delle commesse tra imprese riconducibili, direttamente o indirettamente, al gruppo A.P.A.M. con lo scopo di realizzare il porto turistico di Fiumicino ad un costo inferiore a quello stimato. Con quest’accusa i finanzieri del Comando Provinciale di Roma hanno sequestrato i cento ettari del cantiere di “Porto della Concordia”: terreni dove avrebbero dovuto sorgere cantieri nautici, box auto, strutture abitative, ricettive  e commerciali, a servizio dei 1.500 posti barca previsti dal progetto.

Secondo l’inchiesta diretta dal Sostituto Procuratore della Repubblica di Civitavecchia l’impresa concessionaria – una società partecipata da un ente pubblico e di fatto gestita, anche attraverso patti di sindacato, dal citato gruppo imprenditoriale – avrebbe affidato, senza ricorrere ad alcuna gara di appalto, la realizzazione della struttura ad una società “general contractor” sempre del gruppo, che, “a sua volta, avrebbe sub-affidato le varie commesse, a costi contrattuali sensibilmente inferiori, ad altre società, peraltro prive di sufficienti capacità imprenditoriali e strutturali”. In realtà soltanto l’ultima società della catena, un’impresa emiliana estranea ad A.P.A.M. “avrebbe avuto il compito di eseguire materialmente i lavori di costruzione dell’opera, ad un costo pari a circa un quarto di quello stimato, ovvero 100 milioni di euro in luogo di 400”.

Dagli accertamenti, inoltre, è stato appurato che, in sede di esecuzione, sarebbero state introdotte varianti sostanziali al progetto definitivo a suo tempo approvato dalla Regione Lazio, senza che quest’ultima avesse mai validato le modifiche: “nonché – spiegano le fiamme Gialle – l’impiego di materiale inidoneo in quantità rilevante, la completa assenza del geo-tessuto e le modalità di costruzione non conformi a quelle previste, con ripercussioni negative sulla qualità delle opere in via di realizzazione ed, in buona sostanza, sulla loro stabilità e sicurezza”.

Precarietà strutturale che è emersa con le recenti precipitazioni temporalesche e le mareggiate di fine ottobre, con lo sprofondamento della zona terminale del Molo di Traiano (una delle poche strutture realizzate dopo la sospensione dei lavori per mancanza di fondi) che ha indotto all’interdizione dell’area.

La Procura della Repubblica di Civitavecchia ha iscritto nel registro degli indagati sette persone, a titolo di concorso, tra cui l’amministratore di fatto del gruppo imprenditoriale, i legali rappresentanti delle società sub-appaltatrici nonché il direttore dei lavori, “per il reato di frode nelle pubbliche forniture nel corso della realizzazione di un’opera di interesse generale”.

Evidenti le anomalie nella contrattualistica utilizzata: contratti redatti a distanza di un giorno, società inserite nella catena dei subappalti che avrebbero affidato i lavori ad altri soggetti prima di essere formalmente incaricate per la loro esecuzione e, addirittura, vi sarebbe stato, in un caso, il sub-affidamento delle opere senza un’assegnazione “a monte”.