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Speciale Covid -19: le spiegazioni di Giuseppe Cascone operante in ambito Sanitario Marittimo Portuale

DiCatello Scotto Pagliara

Mag 11, 2020

Pubblichiamo l’autorevole intervento del Dott. Giuseppe CASCONE- Direttore Sanitario presso Centro Medicina del Lavoro Vesuvio s.r.l.

Il Dottor CASCONE relaziona sul Covid-19  in modo chiaro ed esaustivo con domande e risposte.

il Virus è il SARS-CoV-2 (acronimo dall’inglese Severe Acute Respiratory Syndrome – Coronavirus. Due perché già nel 2003 vi fu una pandemia simile Sindrome Respiratoria acuta grave da altro Coronavirus la cd SARS ).

La manifestazione clinica ossia la presentazione dei disturbi clinici del SARS-CoV-2 è denominata Covid 19 (Coronavirus Disease) 19 perché descritta per la prima volta nel 2019.

 

1) Casi sintomatici: pazienti che presentano uno o più dei seguenti sintomi: febbre, dolori articolari e/o muscolari, tosse, ageusia (perdita del gusto) anosmia (perdita dell’olfatto), epistassi (perdita di sangue dal naso), mal di testa. Ovviamente sono sintomi spesso presenti anche per altre patologie, ma in questo periodo chi ne è affetto deve sempre richiedere la valutazione da parte del primo anello della catena per la prevenzione da covid19 ossia il Medico di base;

2) La definizione di pauci sintomatici e asintomatici è riferita, pertanto, esclusivamente a persona che siano venute a contatto con il SARS-CoV-2 e che abbiano sviluppato manifestazioni via via gradate;

3) Contagiosità indica la probabilità di trasmettere il virus da persona con SARS-CoV-2 ad un soggetto non contagiato.

Essendo le manifestazioni cliniche di un virus correlate alla quantità di virus presente nell’organismo, pur non avendo evidenze incontrovertibili per il virus in questione, il livello di contagiosità è probabilmente, per la pregressa esperienza di altre infezioni virali, correlato ai sintomi;

Tampone: metodica consistente nel prelievo di materiale mucoso, mediante un bastoncino di cotone dalle prime vie aeree, la zona migliore è il faringe.

4) Tampone: metodica consistente nel prelievo di materiale mucoso, mediante un bastoncino di cotone dalle prime vie aeree, la zona migliore è il faringe.

Tale materiale viene processato in laboratorio mediante PRC (Reazione a Catena della Polimerasi), che amplifica l’eventuale presenza del virus.

Cosa ci dice il tampone?  

Il tampone, identificando il virus, è attualmente l’unica metodica per avere certezza della condizione di contagiosità di una persona (ossia del potere infettante), proprio perché isoliamo non solo il materiale genetico specifico del SARS-CoV-2, ma avendolo prelevato dalle mucose, la positività ci indica che quella persona quando respira può certamente contagiare.

Ultima cosa ma fondamentale!! Il tampone quando positivo ci dice 2 cose:

a) la persona ha di sicuro contratto la SARS-CoV-2 con probabilità del 99.99 %

b) la persona è attualmente sicuramente contagioso, la negatività al tampone invece, purtroppo, non ci dice nulla, poiché esistono molti casi di falsi negativi (ossia persone contagiate dal virus ma il cui tampone non ne evidenzia la presenza)!!

Perché vengono richiesti 2 tamponi negativi per definire guarito un precedente caso positivo al tampone?

 Il tampone è sicuro al 100 % quando positivo, purtroppo può dare molti falsi negativi che spiegano pure le reinfezioni di alcuni casi, in realtà non si tratta di reinfezioni vere e proprie ma di persone in cui il virus non era mai andato via, solo sfuggito ad alcuni tamponi.

5) I Test sierologici sono di due tipi:

a) Qualitativo (c.d. test rapido), si ricercano in una gocciolina di sangue gli anticorpi contro il virus, non il virus, questo significa che il test evidenzierà anticorpi contro il SARS-CoV-2, ma potrebbe anche dare una falsa positività, qualora precedentemente abbia contratto altra infezione da virus della stessa famiglia per cui a causa di un meccanismo definito cross reaction ( reazione crociata) il test legga come anticorpo per SARS-CoV-2 un anticorpo molto simile ma relativo ad altro virus.

Ci sono tantissimi test rapidi in commercio, alcuni dei quali non attendibili, altri validissimi, né più e né meno delle differenze tra le bottiglie di vino nei negozi.

La personale esperienza evidenzia per lo specifico test che abbiamo identificato come valido, il 100 % di positività in soggetti con tampone positivo, parimenti positività nel 100 % dei casi di persone ricoverate con tampone negativo ma con quadro clinico (TAC tipica di polmonite da Covid19).

In alcuni casi, successivamente i soggetti prima negativi al tampone e positivi al test rapido, hanno evidenziato una positività a tamponi successivi, in altri casi no.

La cosa fondamentale è che non abbiamo mai riscontrato una negatività al test rapido in soggetti positivi al tampone, questo indica che il test rapido, almeno per la personale esperienza, può dare falsi positivi, ma non ha mai evidenziato di falsi negativi.

Cosa significa?

Nello screening bisogna avere garanzia di identificare tutti i contagiati, se il tampone può dare falsi negativi c’è il rischio che una persona contagiosa possa sfuggire alle misure restrittive, al contrario, il test rapido può dare di falsi positivi, ma non falsi negativi.

In altre parole potrebbe esporre a quarantena una persona non affetta da Covid19 ma impedirebbe a chi è negativo al tampone, ma ha in atto l’infezione, di non essere identificato, con tutte le intuibili ripercussioni sul contrasto e sulle misure di contenimento del rischio.

Personale esperienza testata grazie alla collaborazione di centri Ospedalieri anti-Covid:

Abbiamo proceduto ad effettuare:

a) il test rapido a persone con positività al tampone, tutti i pazienti positivi al tampone sono risultati positivi al test rapido;

b) Il test rapido a persone negative al tampone ma con positività clinica e strumentale (sintomi e TAC patognomonici), tutti i soggetti ricoverati sono risultati positivi al test rapido;

c) In tutti i controlli effettuati la risposta al test rapido è stata confrontata con gli esiti dei test sierologici quantitativi effettuati dal laboratorio dell’Ospedale, risultando sovrapponibile (eccetto ovviamente per il dosaggio anticorpale possibile solo con i quantitativi);

d) L’unica discordanza per le specifiche immunoglobuline è stata l’evidenza della negativizzazione precoce delle IgM al test rapido.

Conclusioni: il tampone faringeo è, ovviamente come a tutti noto, l’unico test attualmente utilizzabile per avere certezza di contagio in atto da SARS-CoV-2 in uno con l’evidenza della contagiosità in atto (rilevamento del virus nelle alte vie aeree.

Il tampone però può dare falsi negativi anche durante lo stadio grave della malattia, abbiamo infatti notizie continue di malati in terapia intensiva di vari ospedali con gravi quadri Covid risultati negativi  a più tamponi.

I test sierologici validi e, si auspica quanto prima, validati dall’ISS non possono dare indicazioni certe per la diagnosi di SARS-CoV-2 per la, seppur remota, possibilità di reazioni crociate da anticorpi sviluppatisi in corso di pregresse infezioni da Coronavirus.

Non possono dare alcuna indicazione riguardo alla contagiosità del soggetto, dato che non rilevano la presenza del virus nelle mucose.

Sono, al contempo, una valida procedura per lo screening dei soggetti al fine di identificare la popolazione venuta a contatto, inoltre offrono un valido strumento per identificare casi sospetti o quantomeno per avvalorare l’ipotesi di un contagio in tutte le persone in quarantena pauci sintomatici per cui al momento non vi è la possibilità di effettuare il tampone.

In questi casi specifici il test rapido permetterebbe di identificare una possibile positività da confermare con il tampone, evitando così di autorizzare questi soggetti ad uscire dopo i 14 giorni con il rischio di contagiare altre persone senza nemmeno saperlo.

A tale riguardo, e concludo, più volte abbiamo inviato a soggetti in quarantena fiduciaria test rapidi in 12° o 13° giornata, dato che tali soggetti non avendo effettuato il tampone, avevano timore di riprendere la normale vita familiare, nei casi in cui abbiamo riscontrato la positività, anche alle sole IgG, ossia quando secondo molti anche autorevoli non esiste più il pericolo di contagio, è stato allertato il dipartimento di prevenzione e in alcuni casi a distanza anche di 7 e fino a 10 giorni dal nostro test, abbiamo avuto esito positivo al tampone a dimostrare che la misura di quarantena di 14 giorni, come l’evidenza delle sole IgG al test sierologico non danno alcuna garanzia di cessato rischio di contagio.

Per i colleghi del settore resto a disposizione in privato per approfondimenti.