• 16 Settembre 2024 21:13

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Spending review, Assoporti. A rischio la pace sociale

L’Associazione cerca di evitare lo sciopero del 5 dicembre

 

La pace sociale nei porti italiani potrebbe essere messa a repentaglio dai provvedimenti sul governo sulle retribuzioni dei dipendenti delle Autorità portuali. È per questo che Assoporti ha rivolto un appello all’esecutivo affinchè il ministro Passera e il vice Mario Ciaccia “convochino immediatamente i rappresentanti sindacali di categoria”. Sul tavolo l’applicazione dell’art 9 comma 1del Dl 78/2010 anche alle Ap che comporterebbe, oltre al blocco degli aumenti retributivi previsti dal contratto, l’ipotesi di restituzione di quanto erogato. Provvedimenti “tecnicamente inapplicabili”, secondo l’Associazione che riunisce gli scali italiani, tali “da innescare una vera e propria valanga di ricorsi e paralizzare così l’operatività delle Autorità portuali e di conseguenza dell’intera portualità nazionale”.

“Per 12 anni con fatica, tenacia e volontà – ha affermato Merlo – i porti italiani sono cresciuti anche grazie al clima di collaborazione e alla pace sociale difesa sulle banchine. Assoporti oggi non può esimersi dal ritenere legittime le proteste dei lavoratori e delle organizzazioni sindacali per una troppo frettolosa adozione di atti conseguenti una sentenza amministrativa e pronunce non definitive della magistratura in materia”

Di qui l’invito al governo a incontrare subito le organizzazioni sindacali favorendo una revoca dello sciopero del  5 dicembre indetto da Filt Cgil e Fit Cisl; sciopero che potrebbe “reinnescare una spirale negativa di conflittualità, paralizzare l’attività delle autorità portuali e vanificare gli sforzi di ripresa e sviluppo adottati nei porti italiani”.

L’esclusione o meno dei dipendenti degli enti portuali dai provvedimenti di spending review trova origine dalla natura giuridica ambigua delle Autorità portuali, considerate, a seconda delle interpretazioni, organi pubblici o privati. Un’ambiguità, non sanata nell’ultima proposta di riforma del settore, che ha visto al centro del contendere anche Napoli. L’Autorità di Piazzale Pisacane, infatti, aveva avanzato ricorso presso il Tar del Lazio contro il blocco degli aumenti stabiliti dalla legge 122/2010, poiché i dipendenti delle authorities (circa 1.200) sarebbero sottoposti a contratti di diritto privato. Ricorso respinto, con sentenza dello scorso 12 luglio. Riprendendo un orientamento del Ministero dell’Economia e Finanze il Tar ha considerato le Ap “amministrazioni pubbliche inserite nel conto economico consolidato della pubblica amministrazione”.