Condizioni di stabilità per il settore dei trasporti internazionali che sarà influenzato nel 2015 dal differente ritmo di sviluppo delle economie nazionali. Con un Pil mondiale previsto al +3,2% (+2,8% quest’anno) le criticità riguarderanno, in particolare, la zona euro, la Cina e il Giappone, sebbene con modalità differenti. È quanto emerge da un report di Standard and Poor’s che pure sul lungo periodo si attende risultati positivi per tutte le modalità del comparto, beneficiate dall’aumento tendenziale del commercio mondiale e del turismo e dall’incremento della ricchezza nei Paesi in via di sviluppo.
Per l’agenzia di rating i principali fattori macroeconomici che influenzano il settore sono il prezzo del petrolio e l’andamento dell’economia con compagnie aeree, armatoriali e dell’autotrasporto più esposte alle fluttuazioni cicliche. La revisione al ribasso del prezzo del greggio induce così a previsioni ottimistiche soprattutto per le compagnie di quei settori (logistica e ferrovie) maggiormente in grado di trasferire sui prezzi le variazioni del costo del carburante.
In una visione di breve termine bisognerà tener conto anche degli adeguamenti tecnologici derivanti da normative più severe in materia ambientale. Una situazione che per S&P potrebbe favorirebbe il passaggio alla modalità marittima in grado, attraverso le economia di scala, di assorbire meglio il relativo contraccolpo finanziario.
Un fattore che, soprattutto in Europa, con la prossima istituzione (1 gennaio 2015) delle aree in cui sarà necessario usare combustibili a basso tenore di zolfo (o adottare tecnologie in grado di ottenere un abbattimento delle emissioni) sta creando fibrillazione tra gli armatori. In risposta alla posizione di chi, tra questi Confitarma, va chiedendo da tempo maggiore flessibilità nei confronti delle compagnie coinvolte in un gravoso processo di upgrade tecnologico è intervenuta in questi giorni BIMCO. La potente associazione che riunisce il 65% del tonnellaggio mondiale ha messo le mani avanti sulla questione della “parità delle condizioni”. Preoccupata di una possibile “distorsione della concorrenza” a danno delle società armatoriali che si sono impegnate con ingenti investimenti nel refitting della flotta ha ribadito, tramite il suo presidente John Denholm, la necessità di una “decisa applicazione delle norme” verso le unità che non rispondessero ai nuovi standard.
Su questo punto S&P sembra non mostrare eccessivi timori confidando, anzi, nei benefici derivanti, per un comparto per definizione “capital intensive”, dai piani di potenziamento e modernizzazione delle flotte. La conferma arriva dal trasporto container con i grandi player impegnati nella tessitura di alleanze che non escludono nuovi ordinativi. “C’è cauto ottimismo sul futuro del settore – conferma Alessandro Panaro Responsabile Infrastrutture SRM – poiché la crisi ha portato anche a sostituire beni di prezzo medio alto con beni di prezzo basso ma comunque da trasportare. Una situazione ottimale per le rotte da e per Cina e Nord Africa: le navi continueranno ad operare e i piani di espansione di Maersk, Uasc, MSC, Yangming, e Cosco ne sono una dimostrazione; l’ultimo report UNCTAD 2014 avvalora la tesi, riportando un aumento del traffico container globale nel 2013 del 5,6%”.