L’unione delle politiche agricole e turistiche in un unico ministero può essere un volano per valorizzare il turismo enogastronomico, in forte crescita in tutto il mondo. Mettendo in atto indicazioni strategiche già realizzate con successo in altri Paesi del mondo.
Nel nuovo governo Conte si preannuncia un cambiamento, con il passaggio della delega per il turismo dai Beni culturali all’Agricoltura. Una variazione anticipata dal benestare dei leader Matteo Salvini e Luigi Di Maio e dalle dichiarazioni dello stesso ministro delle Politiche agricole, alimentari e forestali, Gian Marco Centinaio.
Roberta Garibaldi, esperta a livello nazionale ed internazionale di turismo enogastronomico, commenta: « Apprezzo pienamente l’abbinamento di politiche agricole e turistiche in un unico ministero. Si tratta di un tema importantissimo per l’Italia: il nostro Paese ha un incredibile patrimonio agroalimentare e enogastronomico, che può trasformarsi in un formidabile volano di promozione. Sono già tanti i Paesi che hanno attuato piani strategici focalizzati sul turismo enogastronomico, o attività legate al comparto, per posizionarsi in modo innovativo e competitivo sul mercato. E molti elementi fondamentali del turismo enogastronomico, gli agriturismi, le strade del vino e dei sapori, i prodotti del food, sono già all’interno del Mipaaf. Questa scelta può quindi essere molto positiva per l’Italia: finora il nostro Paese ha lavorato in modo limitato sullo sviluppo del turismo enogastronomico, settore che in questo momento registra aumenti a doppia cifra in tutto il mondo, come confermano i numeri delle più recenti ricerche. E anche l’immagine che gli stranieri hanno dell’Italia, è legata al cibo ancor più di monumenti, moda o design ».
I numeri dell’Osservatorio
Che l’enogastronomia sia un potente mezzo di marketing territoriale, perfino al di fuori dei confini geografici, è indicato anche dal Primo Rapporto sul Turismo Enogastronomico Italiano 2108. Le piacevoli esperienze enogastronomiche fatte in viaggio creano infatti ricordi duraturi e favoriscono la diffusione di una buona reputazione della destinazione. Il 62% dei nostri connazionali intervistati raccomanda la destinazione a parenti, amici e colleghi, mentre il 61% è propenso a ritornare nella destinazione. Ma non solo. Per il 63% alcuni prodotti e ristoranti riportano alla mente i viaggi fatti, per il 57% scoprire l’enogastronomia locale aiuta a mantenere un ricordo durevole e il 52% acquista prodotti che ha scoperto nel corso del viaggio una volta rientrato a casa.
Azioni a sostegno
«Le opportunità di un Ministero integrato sono molteplici”, aggiunge Roberta Garibaldi. «Come l’individuazione di modifiche normative e di incentivi che abbiano l´intento di stimolare concretamente gli operatori privati del settore food & wine ad investire per dotarsi delle conoscenze ed infrastrutture necessarie ad aprirsi al turismo e creare un’offerta esperienziale, sostenibile e rivolta a specifici target. O il sostegno all’adozione delle nuove tecnologie con ricadute in molti ambiti, dal miglioramento dell’esperienza turistica alle modalità di comunicazione innovative. Senza dimenticare gli aspetti dell’educazione per aumentare la consapevolezza dei cittadini sul valore del patrimonio enogastronomico, sui principi di alimentazione sana e sulla sostenibilità̀, la giusta difesa del Locale quando minacciato dal Globale, al fine di preservare le nostre tipicità e la nostra cucina, e la necessità di limitare lo spreco anche nel settore turistico».
«Il turismo enogastronomico può rappresentare la base per uno sviluppo sostenibile del territorio”, conclude Garibaldi. “Può infatti stimolare la nascita di politiche e strategie atte alla difesa delle identità culinarie, rafforzare il processo di crescita e partecipazione della comunità e contribuire a creare nuovi posti di lavoro. Ad oggi sono tante le Nazioni e le Regioni che hanno adottato piani o programmi di sviluppo del turismo enogastronomico. Tra queste la Corea del Sud, con il programma K-Food Road, la Tailandia, la Giamaica, con il Jamaica gastronomy network, la regione belga delle Fiandre, con il Flanders food manifest, la Regione britannica del Galles, con il piano Food Tourism Action Plan, l’Irlanda, con il Food Tourism Activity Plan 2014-2016. A conferma del potenziale insito in un settore sempre più richiesto dai turisti di tutto il mondo».