Luci e ombre sulla piattaforma offshore di Venezia. Il faraonico progetto da oltre 3 miliardi di euro è stato al centro del dibattito in un meeting organizzato dall’Intenational Propeller Club Port of Venice. “Tra postulati, incognite, costanti e variabili il progetto NAPA e la piattaforma offshore rappresentano un “teorema” ancor tutto da dimostrare non tanto dal punto di vista progettuale quanto dall’impatto che potrà avere nel mondo dello shipping – ha affermato, aprendo i lavori, Massimo Bernardo presidente del “port of Venice” – L’ultima parola spetta infatti alle grandi compagnie di navigazione oggi veri protagonisti e decisori del traffico mondiale”. Nel corso dell’incontro sono stati analizzati gli scenari globali e le scelte europee che collocano l’area di riferimento del Napa come punto di accesso al corridoio baltico adriatico. “ Il sistema offshore-onshore non è un porto tradizionale di transhipment ma è un sistema disegnato in modo da poter massimizzare velocità di scarico/carico delle navi oceaniche e minimizzare i tempi di riconsegna la terra; svincolare la banchina dalle operazioni di riordino, controllo, deposito e rispedizione dei contenitori e trasferire subito il container in aree retroportuali, spesso distanti Km. dalla costa, per raggiungere superfici di stoccaggio e nodi logistici adeguati, pratica questa condivisa dagli operatori portuali più efficienti”, ha spiegato Stefano Bonaldo dell’Autorità Portuale veneziana. “In un momento così difficile per la nostra economia – ha concluso Bernardo – nel quale si registra quasi quotidianamente con la delocalizzazione la fuga delle nostre aziende verso Paesi più accoglienti dal punto di vista fiscale e del costo della manodopera, la desertificazione del tessuto produttivo di casa nostra appare nettamente in rotta di collisione con lo stretto rapporto che i nostri porti dovrebbero sostenere con proprio hinterland di riferimento. In questo contesto tante sono le voci che denunciano le varie situazioni da quella di Assoporti a quella di Federagenti e Fedespedi: ognuno continua per la propria strada non riuscendo a fare sintesi comune in quel complesso “cluster” fatto di infrastrutture, strutture, vettori, imprese di servizi ecc. che dovrebbero operare all’unisono e a livello sistemico in quella tanto evocata “coopetition” (concorrenza e competitività) vero punto focale del progetto NAPA”.